venerdì 15 ottobre 2010
domenica 3 ottobre 2010
lunedì 23 agosto 2010

Capita di vedere nei viali cittadini da ottobre a marzo squadre di feroci potatori che tolgono agli alberi i rami secondari e riducono i rami principali a penosi moncherini. La ragione di tale scempio è la paura dei pubblici amministratori che dei rami cadano provocando incidenti. Così, per stare tranquilli, ordinano una sorta di guerra preventiva ai rami: tagliarli tutti affinché uno non cada. In realtà gli incidenti dovuti alla caduta di rami o piante intere sono molto pochi, infinitamente meno di quelli dovuti ad altre cause (si pensi alle molte migliaia di morti e centinaia di migliaia di feriti all’anno per incidenti stradali) e potrebbero essere molto ridotti se si facesse un più attento monitoraggio delle alberature eliminando prontamente i rami secchi e marcescenti e se si avesse più attenzione per le radici delle piante. Molto spesso infatti lo schianto di alberi lungo le strade è dovuto al poco spazio che si lascia alle radici. Capita poi che per collocare tubature si scavi vicino agli alberi tagliando gli apparati radicali. Le pesanti potature e capitozzature non producono solo un danno estetico: indeboliscono anche le piante favorendo le infezioni e gli attacchi parassitari e causando una crescita ritardata e stentata delle foglie.Generalmente gli alberi dei parchi cittadini non subiscono un tale trattamento e sono lasciati crescere come natura vuole, ma capita che numerosi proprietari di giardini, per emulazione di quanto vedono fare agli alberi dei viali, facciano anch’essi potare in modo eccessivo i loro alberi, credendo che, se lo fa il Comune, sia una cosa necessaria. I regolamenti comunali del verde urbano, quando ci sono, non sono univoci. Il regolamento del Comune di Trieste non contiene nessuna prescrizione sulle potature. Il regolamento di Torino detta prescrizioni premettendo che “un albero messo a dimora e coltivato in modo corretto e che non presenti difetti e alterazioni non necessita, di norma, di potatura”. Il regolamento di Firenze prescrive potature di mantenimento sugli alberi dei viali mentre sugli alberi dei parchi potature di rimonda solo se necessarie, “ad esempio a seguito di eventi calamitosi, per riduzione obbligata dell’apparato radicale o per attacchi parassitari”.
Per fare il punto su come debbano essere trattati gli alberi urbani si è svolto a Trieste il 27 Novembre del 2009 il convegno “L’albero in città, semplice costo o grande risorsa?” promosso dalle associazioni Trafioriepiante e Triestebella con la partecipazione come relatori di tre esperti: il prof Francesco Ferrini presidente dell’Associazione italiana di arboricoltura, il dott. Andrea Maroé direttore del verde pubblico di Udine e Giorgio Valvason, dendrologo. Alla fine del convegno è stato sottoscritto dai relatori e approvato dal pubblico presente un Manifesto per gli alberi in città.
MANIFESTO PER GLI ALBERI IN CITTÀ
PREMESSO CHE gli alberi della città, come ogni essere vivente:
- hanno diritto a crescere sani e vivere felicemente la loro vita naturale;
- producono un godimento estetico e aggiungono valore alla bellezza e all’identità dei paesaggi urbani quando sono vitali, ma non quando sono trattati contro la loro natura;
- migliorano il microclima urbano tanto più quanto sono lasciati crescere secondo natura;
- quando sono grandi vanno considerati anche come elementi storici alla stregua degli edifici di valore storico–architettonico e perciò per quanto possibile devono essere conservati.
FORMULANO I SEGUENTI VOTI:
PIANTAGIONE E TRATTAMENTO DEGLI ALBERI
1. gli alberi siano piantati a distanza fra loro e da muri e confini sufficiente al loro sviluppo, onde evitare di subire in seguito pesanti potature per ridurne le chiome;
2. si eviti di considerare gli alberi come semplici abbellimenti, piantandoli anche lungo marciapiedi stretti dove non possono svilupparsi adeguatamente;
3. siano evitate capitozzature per far crescere gli alberi dei viali a forma di candelabri, poiché tale metodo ne deturpa la forma naturale producendo dei falsi;
4. siano evitate radicali potature con l’eliminazione di rami secondari e la riduzione dei principali in moncherini, poiché tale barbaro trattamento comporta il pericolo di infezioni e marciumi, ritardando anche di mesi la produzione di foglie nel periodo vegetativo, con le conseguenze di indebolire gli alberi e di conferirgli per lungo tempo un aspetto penoso ed esteticamente orrendo;
5. le potature siano fatte solo quando e nella misura in cui servono ad eliminare i rami secchi e malati o a ridurre (del minimo indispensabile) le chiome in eccessiva competizione tra loro o troppo vicine a muri, finestre e linee elettriche;
6. quando i filari sono troppo fitti, a meno che non si tratti di alberi storici, si preferisca diradarne il numero piuttosto che intervenire con radicali potature.
ALBERI E GIARDINI STORICI
7. i grandi alberi, soprattutto nei giardini storici, siano conservati sino alla fine del loro naturale ciclo vitale e si eviti di tagliarli solo per dare spazio al traffico, così come non si consentirebbe di demolire edifici storici solo per allargare piazze o strade;
8. la piantagione altrove di nuovi alberi non sia considerata una compensazione all’eliminazione di alberi storici e tanto meno lo sia se i nuovi alberi vengono piantati su marciapiedi stretti privi dello spazio necessario al loro sviluppo;
CULTURA DEGLI ALBERI IN CITTÀ
le Amministrazioni pubbliche diano il buon esempio, inseriscano nei regolamenti del verde urbano norme sulle adeguate potature e sui corretti sesti di impianto e facciano opera di divulgazione presso i proprietari di giardini, per eliminare il pregiudizio che li porta, anche per emulazione di quanto vedono fare nei viali cittadini, a inutili ed eccessive potature.
SOTTOSCRITTO DAI RELATORI AL CONVEGNO
Mariangela Barbiero presidente dell’associazione orticola del FVG “Tra Fiori e Piante”;
arch. Roberto Barocchi, presidente dell’associazione Triestebella;
prof. Francesco Ferrini docente ordinario di Arboricoltura urbana, impianto e gestione delle aree verdi, Università di Firenze, presidente della Società Italiana di Arboricoltura;
dott. Andrea Maroè, agronomo specializzato in arboricoltura ornamentale, direttore del Servizio del Verde pubblico di Udine;
Giorgio Valvason, dendrologo, specialista nella cura e manutenzione degli alberi.
Trieste, 27 novembre 2009
mercoledì 21 luglio 2010


lunedì 12 aprile 2010


Salviamo le palme
I paesaggi delle nostre città stanno perdendo le palme. Eleganti e solide sembravano indifferenti al deteriorarsi del loro habitat urbano (più traffico, più polveri sottili, metalli pesanti, estati torride); ora però le palme stanno morendo, divorate dal coleottero Rhynchophorus ferrugineus più noto come punteruolo rosso. Quella che ormai si configura come un’epidemia che sta colpendo le palme, interessa anche la Spagna, il sud della Francia e la Grecia, ma è in Italia che ha assunto caratteristiche di catastrofe ecologica. Come mai? I poteri pubblici, finora si sono attivati poco e male per arginare la moria di palme. Un gruppo di studio attivato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel Maggio 2008 non ha ancora prodotto risultati utili al contenimento dell’epidemia.Il decreto del novembre 2009 sulla “lotta obbligatoria al punteruolo rosso” emanato 5 anni dopo che il coleottero killer si era insediato in Italia, e il suo recente aggiornamento, ha prodotto poco o nulla sul fronte dell’informazione capillare ai cittadini sul pericolo che corrono le palme e sulle misure per limitare il danno. Non solo, ma il decreto precisa che “le misure obbligatorie derivanti dall'applicazione del decreto sono a cura e spese dei proprietari”. Il che vuol dire che sia gli Enti locali che devono curare le palme dei giardini pubblici e delle alberate stradali che i privati cittadini non hanno a disposizione alcun sostegno finanziario per salvare le palme.Chiediamo quindi agli organi competenti che venga decretato per ciò che riguarda l’epidemia del Punteruolo rosso, che finora nella sola Regione Sicilia ha ucciso 11.700 palme e infettato 30.000 unità con un danno stimato a circa un miliardo di Euro, e prima della nuova e devastante azione estiva del coleottero fitofago, lo stato di emergenza nazionale. Una richiesta che se accettata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri porterebbe:- allo stanziamento di fondi statali a cui possano accedere gli Enti locali e i proprietari privati per salvare le palme dalla morte certa;- ad individuare un immediato e simultaneo protocollo d’azione a livello nazionale che, coordinando le forze attualmente disponibili (esperti, agronomi,ricercatori), permetta di intervenire preventivamente sulle palme ancora sane e per abbattere quelle ormai irrecuperabili;- istituire centri di raccolta e dismaltimento efficaci;
- non penalizzare i privati e fornire loro informazioni sulle possibilità di intervento per contrastare il coleottero.Chiediamo pertanto al Governo che venga decretato lo stato di emergenza nazionale per l’epidemia del Punteruolo Rosso Rhynchophorus ferrugineus Oliv. : un intervento urgente, necessario ed efficace per salvare le palme che ancora rimangono a regalare bellezza alle nostre città e alle nostre coste.
Firma la petizione internazionale
mercoledì 24 febbraio 2010

Sono 60 anni che abito in queste palazzine costruite negli anni 50 per dare alloggio ai sottufficiali dell'Aeronautica Militare e nelle quali ho vissuto un'infanzia, una giovinezza, una maturità serene e forse anche privilegiate vista la presenza di ampi spazi esterni, prima brulli, poi via via sempre più verdi e rigogliosi in virtù di piante ed alberi che hanno arricchito quello che nei momenti migliori poteva essere considerato un bellissimo giardino: case modeste, certo, ma con begli spazi verdi e molti alberi: Tigli, Ligustri, Magnolie, Albizzie, Pini, Palme ecc. Queste palazzine, primariamente dell' INCIS, poi passate all' ATER, avrebbero sicuramente bisogno di ammodernamenti e di manutenzione, ma la sola cosa che viene fatta con determinazione, pervicacia, direi ferocia è .... la POTATURA DEGLI ALBERI, che ha raggiunto, con l'ultimo intervento di questi ultimi giorni, livelli di radicalità, arbitrarietà, gratuità, insostenibili.
Ti confesso che ho pianto nel vedere "straziare" sotto i miei occhi piante che ho visto crescere e che lambivano da sempre il mio balcone e le mie finestre... ma sia le mie lacrime, che i miei strepiti sono stati inutili, considerati urtanti, fastidiosi, forse anche isterici. Ed ancora una volta ho dovuto sottostare alla frustrazione e all'impotenza. Le uniche risposte dei distratti operai che macellavano gli alberi sono state che loro obbedivano agli ordini dell'ATER e che non li disturbassi visto che stavano lavorando. Scusatemi lo sfogo, ma avevo proprio bisogno di denunciare il fatto con qualcuno che capisse il mio dispiacere visto che ho avuta molto poca solidarietà anche dalla maggior parte degli inquilini che spesso hanno lodato l'operazione come utile, necessaria, quasi una giusta punizione per gli alberi, visti come potenziali killer, pronti a crollare addosso alle persone indifese. La visione degli Alberi come pericolo e non come dono della natura è segno dei tempi "disarmonici" in cui viviamo !!!! Poichè mi rendo conto di non avere una vera competenza sulla pratica e sulla metodologia della potatura, mi farebbe veramente piacere saperne qualcosa di più da voi, onde poter addurre argomenti più scientifici e meno emotivi e sentimentali ai miei "avversari". Se poi l'operazione potatura dovesse risultare sbagliata, o arbitratria, o ...dolosa... ( possibile che tutti gli alberi del condominio, in simultanea, necessitassero di una radicale potatura? anche quelli piccoli, quelli sempreverdi, quelli che non costituivano pericolo a niente e a nessuno!!!!) potremmo denunciarne l'arbitrio presso l'Ater o presso l'opinione pubblica. Alcune domande sorgono spontanee: A chi giova? Dove nasce la disponibilità finanziaria per queste operazioni ? (E' circa un mese che stanno lavorando nel mio condominio!), Perchè privilegiare questo servizio invece che provvedere alla manutenzione degli immobili, delle strade, all'istallazione degli ascensori vista la preponderante presenza di persone anziane? Scusate la lungaggine, ma queste potature mi hanno vermente turbato ed il rumore della motosega, che ancora questa mattina opera, mi è entrato nel cervello. Vi invio alcune foto scattate qualche giorno fa.
Al link che segue ci sono tutti gli indirizzi degli Organi Statutari
dell'ATER per mandare delle mail di protesta.