giovedì 20 novembre 2008

NESSUNO TOCCHIIL PINETO ! Sabato 22 novembre 2008
Iniziativa pubblica alle ore 10.00
Dibattito alle ore 16.00
presso il Casale del Giannotto (Casa del Parco)in via della Pineta Sacchetti n. 78
i cittadini chiedono :- di realizzare tutte le opere pubbliche necessarie (fognature, illuminazione, ingressi pedonali, zona ricreativa).
i politici rispondono :- con un fantomatico progetto da 21 milioni di euro per la realizzazione di un’autostrada fino a 7 corsie e il taglio dei pini secolari nel Parco.
Promuovono ed aderiscono
le Associazioni :Amici nel Pineto, Balduina per il Pineto, Dil. BKP Roma, Eloheh-artenaturaconvivenza, ExLavanderia-Ciclofficina, Italia Nostra sez. Roma, Il Pineto, S. Onofrio, Comitato di quartiere Sisto IV, Lega per la difesa degli alberi, Spazio sociale ex 51.
PROGRAMMA DELL’INIZIATIVA PUBBLICA
SABATO 22 NOVEMBRE 2008PARCO DEL PINETO
ORE 10.00 - Appuntamento al CASALE del GIANNOTTO
· INFORMAZIONE ITINERANTE :parata con biciclette, banda ed artisti di strada che percorreranno le strade limitrofe al Parco realizzando soste per momenti informativi. Ritorno al Casale e …
· INIZIO DELLE ATTIVITA’ NEL PARCO
:Attività ludiche per bambini
“A contatto con gli alberi” (visita botanica)
Nordic Walking
Monologo teatrale
Mostra fotografica
ORE 14.00 - Attività ludiche per bambini“Scoprire il parco” (visita guidata)Gare, staffette e percorsi inbiciclettaVelopoli : il nuovo grande giocoin bici sulla viabilitàAsta di bicicletteQi GongTai ji quanGatkaYoga
ORE 15.00 - Proiezione di un cortometraggio
A SEGUIRE
DIBATTITO PUBBLICO:
“Lo sviluppo della città è compatibile con la salvaguardia dell’ambiente?La partecipazione dei cittadini nei processi di trasformazione urbana.Proteste e proposte sul progetto di raddoppio della via Pineta Sacchetti.”
Chiusura con performance di danza e musica

lunedì 17 novembre 2008

Gli alberi: attaccapanni per l'arredo urbano

Riportiamo questo articolo di Antonio Carbone
uscito il 22 Settembre 2008 su MagazineRoma.it
sulla moria dei nuovi alberi piantumati a Roma: in via Labicana , in via Prenestina, ma anche in altre parti della città . Si tratta di Quercus pubescens, roverelle, alberi che a dispetto del nome possono arrivare a più di trenta metri di altezza con tronchi dalle grandi circonferenze. Alberi che come dice l'articolo hanno smesso la loro funzione di esseri viventi bisognosi di terra e sono diventati "arredo urbano". Un arredo urbano che li paragona ad attaccapanni di plastica. E loro con un terreno non adatto alle loro esigenze pedologiche, asfissiati dalle nuove pavimentazioni che non fanno respirare le loro radici, non attecchiscono e muoiono. Non sarebbe il caso di rivedere queste nuove pavimentazioni o studiare perchè gli alberi non attecchiscono? Un tecnico mi diede il suo parere per quelli della Prenestina (un tutore troppo leggero ,che avendo fatto muovere il panetto di terra con le radici, non avrebbe dato la possibilità alla pianta di attecchire con le radici nella nuova terra. quale terrà? Ancora una volta la schizofrenia dei lavori della città moderna : la ditta che fa i marciapiedi pensa solo a quello, lascia uno spazio vuoto dove una volta finiti i lavori arrivera la ditta in appalto che pianterà i suoi alberelli. Nessuno, ne la ditta dei marciapiedi ne quella del vivaio che pianterà gli alberi, avrà per un attimo pensato alla necessità primaria di un albero : ovvero la terra. Nella nostra città abbiamo rimosso la terra. Gli spazi esterni sempre più assomigliano agli spazi interni. Spazi senza polvere, asettici, puliti e ordinati. Spazi simili a quelli che le masse percorrono nei sabati pomeriggi nei centri commerciali. Spazi che seguono i comandamenti di Mastro Lindo e ci fanno comprendere quanto noi umani siamo stati bravi a vincere la natura ed ad assoggettarla alle nostre esigenze. Peccato che in questo giovane rinnovamento del progresso, un progresso che privilegia l'artificiale al naturale (sono i giovani politici i responsabili di questa nuova estetica della Città) sono gli alberi bisognosi di terra,acqua, concime a "lasciarci le foglie". Una vittoria parziale,(quella di noi esseri umani) della quale ce ne rendiamo conto quando la città oramai priva delle sue barriere naturali (gli alberi fanno anche da rompivento e barriera antirumore) e della sua terra ( i nuovi marciapiedi producono uno spettacolare effetto toboggan) viene messa al tappeto da tempeste e trombe d'arie sempre più frequenti. Non sarà il caso di pensare ad un convegno cittadino che tratti di questi argomenti? Noi di Respiro Verde lo stiamo facendo. Ma ecco l'articolo :


Il responsabile della messa a dimora degli alberi di via Labicana e le 7000 querce di Beuys
di Antonio Carbone


Finalmente! Se potessero parlare, probabilmente così gli alberi commenterebbero la pioggia caduta in questi ultimi giorni. Il caldo e la siccità dell’estate non ancora finita, li ha messi a dura prova e bisogna pur dire che raramente si sono viste in giro per la città autobotti del servizio giardini. Si sono dovuti accontentare dell’umidità contenuta nell’aria che durante la notte, a contatto con la terra e l’asfalto, riusciva a liquefarsi. Su via Labicana non è proprio uno spettacolo bello da vedere. In totale sono 47. 29 sono completamente secchi, 7 non se la passano affatto bene. Solo 11 hanno ancora qualche possibilità di farcela.Di che alberi si tratta? A giudicare dalla forma delle foglie, sembrerebbero delle querce. Ma stavano così già dalla scorsa estate, qualcuno fa notare insinuando il sospetto che non fossero adatte per questo tipo di arredo urbano. Arredo urbano, proprio così. Alla stregua di una panchina, un cestino per i rifiuti o di una pensilina. E dire che piantare alberi è una tra le pratiche più antiche. Forse tra le poche capaci ancora di riavvicinarci intimamente alla terra. E’ probabile che proprio questo ha pensato l’artista tedesco, Joseph Beuys, quando nel 1982 si adoperò per piantarne ben 7000 di querce nella periferia della città di Kassel dove era stato invitato a partecipare alla grande esposizione che si tiene lì ogni cinque anni. Chissà se chi ha approvato la scelta di piantare forse proprio lo stesso tipo di querce su via Labicana, avrà mai avuto modo di pensare la stessa cosa. E che cosa proverà adesso vedendosele sfilare sotto gli occhi, magari rimanendo seduto sul tram, come una lunga fila di esseri moribondi? Si assolverà, ritenendo di essersi attenuto alle normative vigenti o per caso avvertirà il senso di colpa per averle destinate a questa infelice ubicazione?

domenica 16 novembre 2008

Riceviamo da Rita degli alberi
"Il Decalogo dell'iperpotatore modenese"

Un testo di una giardiniera comunale (che risale al 1980) e del suo rapporto con un cittadino persuasivo e pervasivo e dei suoi consigli sulle cure di cui necessiterebbe un albero.

Rita si chiede son passati tanti anni e qui è ancora così. Anche a Roma è la stessa cosa?


1.non c'è giorno o quasi che non si fermi a consigliarmi mentre sto lavorando (faccio la giardiniera comunale) Al cittadino piace soprattutto insegnarmi a potare la pianta che sto potando.
2.pensa che gli alberi dalle potature traggano forza e salute, come risulterebbe dai succhioni vigorosi dell'anno successivo all'intervento.
3.il problema è che ha fatto il contadino, o è figlio di contadini e si crede competente come e più del giardiniere, del perito, dell'agronomo.
4.questo cittadino non va confuso con quello che telefona al servizio verde pubblico e chiede un intervento perchè da anni non vede più la luce del sole,ma solo rami e rami, avendo una albero piantato proprio lì, a 50 cm dal portone e cantine sollevate dalle radici. Il poveretto al buio è anzi vittima del cittadino da me preso di mira perche il principio secondo il quale si possa ogni tanto drasticamente potare la pianta mal posta, allontana sempre più la soluzione definitiva del problema.
5.il cittadino non ama la bellezza, soprattutto quella naturale e di gusto un po' selvaggio. Odia i rami incrociati, asimmetrici, deboli; sente il dovere di regolamentare le chiome, diradare...Sicuro della superiorità della mente umana sul sapere di ogni altro vivente, pensa che le piante abbiano bisogno dell'intervento umano per vivere meglio. Non ama gli interventi discreti, non ama soffermarsi ad ammirare e riflettere. Guarda minaccioso la pianta già cresciuta ma non sa immaginare la potenziale vastità di quella striminzita appena comperata, nè la cura sorvegliandone la crescita.
6.ammira l'esperienza e la professionalità dei tedeschi e dei nordeuropei in fatto di verde pubblico, ma non intende pagare un soldo per avere simili risultati concependo il verde come ultima voce di spesa nella costruzione della città, la più sacrificabile e tagliabile.
7.eppure questo cittadino ama le piante , oh se le ama!! Se gli parlate che necessità vorrebbe che si togliesse il filare troppo addossato alle case, lui giura di sentire già il dolore, la pianta che fa "ahi" come un umano. e ancora:
8.il cittadino è un uomo pieno di timori, non ama il buio e l'oscurità e sa che le chiome ampie, basse e protettive possono fare da scudo a prostitute, rapinatori, tossicodipendenti e altre creature della notte. Per questo motivo il cittadino sarebbe sempre pronto a "pelare" ogni vegetale, a far luce su tutto eliminando macchie di cespugli, angoli pittoreschi e rifugi facendoci ritrovare tutti al parco come in una piazza.
9.di saldi principi morali, socialmente responsabile, col suo passato di contadino, una volta in pensione, il nostro cittadino fa volontariato. Ora mi lavora accanto, "la spia dei rami bassi".Per altro mi è anche simpatico.
10.il cittadino sa garantire all'amministrazione un servizio a costo zero o quasi. "Poto anch' io" Dà prova di partecipazione e consenso, identificazione con la città (o è la città che si modella a lui ? )


Nadia mi consiglia di chiedere il trasferimento al Comune di Monaco se non ho la forza e la pazienza di costruire un ESERCITO DELLA SALVEZZA (degli alberi naturalmente) per sopprimere definitivamente un cittadino così persuasivo e pervasivo.