lunedì 29 novembre 2010

Respiro verde cresce.
Il 24 Febbraio del 2008 a Roma nella Sala Conferenze dello Shangri là, in via Algeria nel moderno quartiere dell’Eur, è nato, grazie a un gruppo di venti cittadini, esasperati dai continui maltrattamenti riservati agli alberi, in particolar modo in città , Respiro Verde, un movimento, più propriamente una lega ( così specifica il suo nome) che nei suoi propositi tendesse ad unire tutte le persone interessate a mettersi in moto per la difesa degli alberi. Sul volantino informativo in bianco e nero con due bambini che sbucavano da un tronco cavo di un albero si poteva leggere:
“ Soffri nel vedere come gli alberi vengono trattati in città? Sei convinto che per ciò che riguarda la manutenzione (abbattimento, tagli, potature) degli alberi in città si possa fare meglio e di più? Ti piacerebbe avere un punto di riferimento (fisso- trasparente, con un sito e un’organizzazione forte e motivata) per le prossime battaglie in difesa degli alberi in città? Se hai risposto si a tutte queste domande, hai tempo da dedicare alla cura degli alberi, e pensi che questo sia necessario per il tuo e il nostro futuro partecipa a Respiro verde. “A distanza di due anni, e visti gli ultimi eventi che stanno caratterizzando la sorte degli alberi in Italia, nasce da parte di diversi cittadini ed amanti degli alberi la necessità e l’esigenza di trasformare l’esperienza di Respiro Verde nella formazione di un’organizzazione (un’associazione, o una Onlus, con un suo statuto e un consiglio direttivo) che trovi nel tempo su tutto il territorio italiano la possibilità di organizzare (attraverso campagne, battaglie, manifestazioni) una difesa per difendere gli alberi : un patrimonio paesaggistico fatto di cultura e bellezza , ma allo stesso tempo, ombra ed ossigeno. Un’organizzazione che sia anche di riferimento (con un sito, una mail, un telefono, con persone che danno consigli tecnici, legali, etc,) per tutte quelle persone che amano gli alberi e non sanno a chi rivolgersi quando vedono subire tagli ingiustificati o maltrattamenti agli alberi che gli vivono accanto (e che magari vivevano lì da tanti anni).
Per la creazione dell’Associazione ci sarà bisogno di persone motivate e sensibili alla causa degli alberi interessate ad impegnare (per lo meno per il primo anno) una piccola parte del proprio tempo libero alla creazione di un gruppo di lavoro ( composto dalle dodici alle quindici persone) e una rete che abbia come fine la difesa degli alberi. Attraverso degli incontri e delle riunioni preparatorie (nelle quali stabiliremo i contenuti e le modalità di svolgimento del lavoro) potremo così arrivare alla formulazione dello statuto e alla creazione ufficiale dell’associazione per i primi mesi (marzo/aprile) del prossimo anno.

lunedì 15 novembre 2010

Fermiamo lo scempio
degli alberi monumentali.
Amputata la Roverella dei Colli di San Pietro
che si trova alle falde del Monte Vico Alvano
nella Penisola Sorrentina
(età stimata quattrocento anni)
Pubblichiamo il comunicato stampa di denuncia da parte della sezione WWF Penisola sorrentina in merito al taglio arbitrario fatto nel mese di Novembre 2010 alla branche di una Quercus pubescens secolare , albero monumentale dalle dimensioni notevoli e dall'aspetto straordinario. Un'occasione per riflettere su quanto ancora oggi in Italia il patrimonio degli alberi monumentali, una risorsa culturale e paesaggistica di valore inestimabile, sia continuamente a rischio e di come sia necessario proteggerlo e mantenerlo attraverso leggi, risorse economiche ed interventi mirati ed attenti. Quello che non ha fatto la natura in centinaia di anni riesce a farlo l'uomo con una motosega in pochi minuti. Evitiamo che questo succeda e continui a succedere.

" Con i suoi circa 5 metri di circonferenza del tronco, un diametro della chioma di quasi 30 metri e un età stimata di diversi secoli, la Roverella dei Colli di San Pietro, alle falde del Monte Vico Alvano, rappresenta senza ombra di dubbio l’esemplare arboreo vivente più vetusto di “Quercus pubescens” presente sull’intera territorio della Penisola sorrentina. L’albero, censito dal WWF Penisola Sorrentina e tenuto sotto attenta osservazione da oltre 25 anni, è stato di recente inserito nella pubblicazione “Gli Alberi Secolari in Campania - testimoni viventi della storia” realizzato col contributo della Regione Campania ed in collaborazione col Corpo Forestale dello Stato. Ogni anno un gruppo di ragazzini siede alla base della Roverella e recita i versi di Trilussa, impegnandosi a rispettare e a far rispettare la Natura. Alle spalle della quercia si staglia il famoso Castello Colonna che fu dimora prima di una Abbazia Benedettina nel 1080 e poi del Principe Eduardo Colonna Doria del Carretto nel 1855. Il Monte Vico Alvano è stato nel passato già oggetto di una violenta trasformazione urbanistica che ne ha snaturato le caratteristiche naturali con la nascita, attorno al Castello, di un vasto complesso residenziale e la progressiva trasformazione del bosco in “parco urbano”. Nell’estate del 2007 la montagna fu attraversata dall’ennesimo devastante incendio boschivo che ne ha gravemente compromesso la preziosa vegetazione della macchia mediterranea ma il grande Patriarca, che vegeta nella parte bassa, è sopravvissuto anche all’ultima calamità “innaturale”. La grande quercia, però, non è sopravvissuta al verdetto agronomico di amputazione delle sue enormi branche! L’albero, infatti, che si presentava con portamento basso e chioma espansa ha, di recente, subito il taglio di alcuni lunghi e spettacolari rami, che si dipartivano paralleli al suolo per decine di metri e ne conferivano un aspetto unico nel suo genere, prendendo a pretesto la presenza dell’insetto Cerambix cerdo L., coleottero nero con lunghe antenne noto più comunemente come Cerambice delle Querce. “Riteniamo che l’intervento poteva essere evitato – dichiara Claudio d’Esposito Presidente del WWF Penisola Sorrentina – e, anzi, i tagli effettuati costituiranno ora la “strada di accesso” per ulteriori attacchi di Cerambicidi, già presenti sulla pianta, che depongono le loro uova proprio attraverso le ferite da taglio. Le larve che nascono, dopo aver svernato tra la corteccia, si portano nel legno ove scavano gallerie ascendenti che divengono sempre più grosse man mano che la larva cresce provocando nei tronchi fori e gallerie fino a ridurre in groviera il legno infestato. Dopo i tagli effettuati, oltre ad aver perso gran parte del suo secolare fascino, la grande Roverella di Vico Alvano è da considerarsi ancora più a rischio. Quando si ha a che fare con esemplari arborei tanto vetusti e spettacolari e di enorme valore culturale e storico, l’atteggiamento e l’approccio più corretto dovrebbe essere quello di fare di tutto per conservarne la forma e la struttura. Di esempi in tal senso se ne trovano parecchi nel resto di Italia e d’Europa. Nella città di Milano, ad esempio, la grande Quercia Rossa di Piazza XXIV Maggio, o quella dei Giardini Pubblici di Palestro, presentava analoghe problematiche, la soluzione è stata, oltre alla lotta mirata agli insetti, quella di apporre, sotto i lunghi rami orizzontali, delle semplici “grucce” o “stampelle” appositamente costruite, in legno o in acciaio, per reggere le spettacolari branche ed evitare che, in caso di degenerazione del tessuto legnoso, esse potessero costituire pericolo per le persone che sotto vi transitano. Nel caso della Roverella di Vicalvano stiamo parlando di un monumento vivente, di un patriarca arboreo, di un albero che, nonostante i 4 secoli di età, si trova a meno della metà del suo ciclo vitale. Non è possibile andare ad “amputare” un tale colosso senza snaturarne la sua stessa forma e struttura” .



WWF Penisola Sorrentina

venerdì 15 ottobre 2010

Stolti reami
"Gianni che ne dici di un bel centro multimediale, dentro Villa Borghese, negozi, palestra, piscina, cinema, una sala da concerti e un mega parcheggio sotterraneo" "Che fico, così quando piove i nostri ragazzi sapranno dove andare" "Certo e poi stanne certo ci sarà da guadagnare per tutti..."

domenica 3 ottobre 2010

Volantino
Diversi di questi volantini sono stati attaccati nella centrale Via Dante a Palermo.
Ne abbiamo fotografato uno e inserito nel blog.
Meditate gente, meditate.

lunedì 23 agosto 2010

UN MANIFESTO PER GLI ALBERI IN CITTÀ
Abbiamo trovato sul sito
un club che si occupa di diffondere la cultura di una città ordinata e civile con la valorizzazione delle sue bellezze e particolarità e l'eliminazione delle sue brutture e incongruenze, questo bellissimo e importantissimo manifesto al quale aderiamo. Un manifesto da leggere per poi poter essere applicato agli amministraori di tutte le città d'Italia.

Capita di vedere nei viali cittadini da ottobre a marzo squadre di feroci potatori che tolgono agli alberi i rami secondari e riducono i rami principali a penosi moncherini. La ragione di tale scempio è la paura dei pubblici amministratori che dei rami cadano provocando incidenti. Così, per stare tranquilli, ordinano una sorta di guerra preventiva ai rami: tagliarli tutti affinché uno non cada. In realtà gli incidenti dovuti alla caduta di rami o piante intere sono molto pochi, infinitamente meno di quelli dovuti ad altre cause (si pensi alle molte migliaia di morti e centinaia di migliaia di feriti all’anno per incidenti stradali) e potrebbero essere molto ridotti se si facesse un più attento monitoraggio delle alberature eliminando prontamente i rami secchi e marcescenti e se si avesse più attenzione per le radici delle piante. Molto spesso infatti lo schianto di alberi lungo le strade è dovuto al poco spazio che si lascia alle radici. Capita poi che per collocare tubature si scavi vicino agli alberi tagliando gli apparati radicali. Le pesanti potature e capitozzature non producono solo un danno estetico: indeboliscono anche le piante favorendo le infezioni e gli attacchi parassitari e causando una crescita ritardata e stentata delle foglie.Generalmente gli alberi dei parchi cittadini non subiscono un tale trattamento e sono lasciati crescere come natura vuole, ma capita che numerosi proprietari di giardini, per emulazione di quanto vedono fare agli alberi dei viali, facciano anch’essi potare in modo eccessivo i loro alberi, credendo che, se lo fa il Comune, sia una cosa necessaria. I regolamenti comunali del verde urbano, quando ci sono, non sono univoci. Il regolamento del Comune di Trieste non contiene nessuna prescrizione sulle potature. Il regolamento di Torino detta prescrizioni premettendo che “un albero messo a dimora e coltivato in modo corretto e che non presenti difetti e alterazioni non necessita, di norma, di potatura”. Il regolamento di Firenze prescrive potature di mantenimento sugli alberi dei viali mentre sugli alberi dei parchi potature di rimonda solo se necessarie, “ad esempio a seguito di eventi calamitosi, per riduzione obbligata dell’apparato radicale o per attacchi parassitari”.

Per fare il punto su come debbano essere trattati gli alberi urbani si è svolto a Trieste il 27 Novembre del 2009 il convegno “L’albero in città, semplice costo o grande risorsa?” promosso dalle associazioni Trafioriepiante e Triestebella con la partecipazione come relatori di tre esperti: il prof Francesco Ferrini presidente dell’Associazione italiana di arboricoltura, il dott. Andrea Maroé direttore del verde pubblico di Udine e Giorgio Valvason, dendrologo. Alla fine del convegno è stato sottoscritto dai relatori e approvato dal pubblico presente un Manifesto per gli alberi in città.

MANIFESTO PER GLI ALBERI IN CITTÀ

PREMESSO CHE gli alberi della città, come ogni essere vivente:
- hanno diritto a crescere sani e vivere felicemente la loro vita naturale;
- producono un godimento estetico e aggiungono valore alla bellezza e all’identità dei paesaggi urbani quando sono vitali, ma non quando sono trattati contro la loro natura;
- migliorano il microclima urbano tanto più quanto sono lasciati crescere secondo natura;
- quando sono grandi vanno considerati anche come elementi storici alla stregua degli edifici di valore storico–architettonico e perciò per quanto possibile devono essere conservati.
FORMULANO I SEGUENTI VOTI:


PIANTAGIONE E TRATTAMENTO DEGLI ALBERI
1. gli alberi siano piantati a distanza fra loro e da muri e confini sufficiente al loro sviluppo, onde evitare di subire in seguito pesanti potature per ridurne le chiome;
2. si eviti di considerare gli alberi come semplici abbellimenti, piantandoli anche lungo marciapiedi stretti dove non possono svilupparsi adeguatamente;
3. siano evitate capitozzature per far crescere gli alberi dei viali a forma di candelabri, poiché tale metodo ne deturpa la forma naturale producendo dei falsi;
4. siano evitate radicali potature con l’eliminazione di rami secondari e la riduzione dei principali in moncherini, poiché tale barbaro trattamento comporta il pericolo di infezioni e marciumi, ritardando anche di mesi la produzione di foglie nel periodo vegetativo, con le conseguenze di indebolire gli alberi e di conferirgli per lungo tempo un aspetto penoso ed esteticamente orrendo;
5. le potature siano fatte solo quando e nella misura in cui servono ad eliminare i rami secchi e malati o a ridurre (del minimo indispensabile) le chiome in eccessiva competizione tra loro o troppo vicine a muri, finestre e linee elettriche;
6. quando i filari sono troppo fitti, a meno che non si tratti di alberi storici, si preferisca diradarne il numero piuttosto che intervenire con radicali potature.
ALBERI E GIARDINI STORICI
7. i grandi alberi, soprattutto nei giardini storici, siano conservati sino alla fine del loro naturale ciclo vitale e si eviti di tagliarli solo per dare spazio al traffico, così come non si consentirebbe di demolire edifici storici solo per allargare piazze o strade;
8. la piantagione altrove di nuovi alberi non sia considerata una compensazione all’eliminazione di alberi storici e tanto meno lo sia se i nuovi alberi vengono piantati su marciapiedi stretti privi dello spazio necessario al loro sviluppo;
CULTURA DEGLI ALBERI IN CITTÀ
le Amministrazioni pubbliche diano il buon esempio, inseriscano nei regolamenti del verde urbano norme sulle adeguate potature e sui corretti sesti di impianto e facciano opera di divulgazione presso i proprietari di giardini, per eliminare il pregiudizio che li porta, anche per emulazione di quanto vedono fare nei viali cittadini, a inutili ed eccessive potature.

SOTTOSCRITTO DAI RELATORI AL CONVEGNO
Mariangela Barbiero presidente dell’associazione orticola del FVG “Tra Fiori e Piante”;
arch. Roberto Barocchi, presidente dell’associazione Triestebella;
prof. Francesco Ferrini docente ordinario di Arboricoltura urbana, impianto e gestione delle aree verdi, Università di Firenze, presidente della Società Italiana di Arboricoltura;
dott. Andrea Maroè, agronomo specializzato in arboricoltura ornamentale, direttore del Servizio del Verde pubblico di Udine;
Giorgio Valvason, dendrologo, specialista nella cura e manutenzione degli alberi.
Trieste, 27 novembre 2009

mercoledì 21 luglio 2010

A Roma cartelloni pubblicitari al posto degli alberi.
nella foto il leccio appena tagliato
si tagliano alberi sani
e nessuno dice niente.
la sezione del tronco denota il suo perfetto stato di salute
Riceviamo questa segnalazione da Alessandro Fiorillo sul taglio di un leccio sano e con diversi anni di età che è stato tagliato in viale Lepanto a Roma di netto (molto probabilmente senza nessuna autorizzazione) per installare un cartellone pubblicitario. Questo leccio , un Quercus ilex, un albero che avrebbe potuto vivere almeno per altri duecento anni, appartiene (o meglio apparteneva) al Comune di Roma e quindi ai cittadini che ci abitano con un valore stimato di circa 300 euro. Perchè è stato tagliato? Chi ha dato le autorizzazioni? Chi si occuperà di denunciarne il taglio? Non è possibile uscire la mattina con una motosega in macchina e mettersi a tagliare gli alberi pubblici, perchè invece in questi casi è stato possibile? Perchè Roma non ha ancora il suo Regolamento sulla tutela del Patrimonio arboreo pubblico e privato? Con l'autunno e il fresco bisognerà riprendere questi argomenti ed iniziare a dare battaglia in città: una battaglia a difesa degli alberi e del verde di Roma la cui intensità in questi ultimi tempi sta sbiadendo giorno dopo giorno.
Maggiori informazioni sulla situazione di Cartello Selvaggio a Roma potete trovarle sul sito

giovedì 24 giugno 2010

Football field
Tagliare gli alberi fa male alla Terra.




lunedì 12 aprile 2010


Martedì 27 Aprile 2010 dalle 17 alle 19 si svolgerà a Roma la Manifestazione "Salviamo le palme" a difesa delle palme italiane colpite dall'epidemia del Rhynchophorus ferrugineus altrimenti detto punteruolo rosso. Invitiamo tutte le persone sensibili alla cura e alla difesa degli alberi (ma anche coloro che hanno palme nei loro giardini o condominii) e che pensano che salvare dalla morte imminente migliaia di palme, nostro bene comune, sia fondamentale e un nostro dovere, a partecipare alla manifestazione, la prima a difesa delle palme che si svolga in Italia, organizzata dai Palmiers per Martedì 27 Aprile 2010 nei centralissimi, proprio di fronte al Vittoriano e al Campidoglio, giardini di Piazza San Marco. La vostra presenza sarà un'occasione per mettere in discussione un male moderno della nostra società avallato dai media e dal senso comune : l'antropocentrismo, che considera problemi passibili di emergenze e interventi economici solo quelli che riguardano gli umani mentre ( e questo nell'anno internazionale della Biodiversità, il 2010 sic!) non considera le 20.000 palme gia morte tagliate e scomparse dal nostro paesaggio come un'emergenza ma solo un problema di competenza di qualche ufficio ministeriale.

I Giardini di Piazza San Marco

Salviamo le palme
Appello al Governo per richiedere lo stato di emergenza nazionale per l’epidemia del coleottero Rhynchophorus ferrugineus , che sta devastando il paesaggio italiano.
I paesaggi delle nostre città stanno perdendo le palme. Eleganti e solide sembravano indifferenti al deteriorarsi del loro habitat urbano (più traffico, più polveri sottili, metalli pesanti, estati torride); ora però le palme stanno morendo, divorate dal coleottero Rhynchophorus ferrugineus più noto come punteruolo rosso. Quella che ormai si configura come un’epidemia che sta colpendo le palme, interessa anche la Spagna, il sud della Francia e la Grecia, ma è in Italia che ha assunto caratteristiche di catastrofe ecologica. Come mai? I poteri pubblici, finora si sono attivati poco e male per arginare la moria di palme. Un gruppo di studio attivato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel Maggio 2008 non ha ancora prodotto risultati utili al contenimento dell’epidemia.Il decreto del novembre 2009 sulla “lotta obbligatoria al punteruolo rosso” emanato 5 anni dopo che il coleottero killer si era insediato in Italia, e il suo recente aggiornamento, ha prodotto poco o nulla sul fronte dell’informazione capillare ai cittadini sul pericolo che corrono le palme e sulle misure per limitare il danno. Non solo, ma il decreto precisa che “le misure obbligatorie derivanti dall'applicazione del decreto sono a cura e spese dei proprietari”. Il che vuol dire che sia gli Enti locali che devono curare le palme dei giardini pubblici e delle alberate stradali che i privati cittadini non hanno a disposizione alcun sostegno finanziario per salvare le palme.Chiediamo quindi agli organi competenti che venga decretato per ciò che riguarda l’epidemia del Punteruolo rosso, che finora nella sola Regione Sicilia ha ucciso 11.700 palme e infettato 30.000 unità con un danno stimato a circa un miliardo di Euro, e prima della nuova e devastante azione estiva del coleottero fitofago, lo stato di emergenza nazionale. Una richiesta che se accettata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri porterebbe:- allo stanziamento di fondi statali a cui possano accedere gli Enti locali e i proprietari privati per salvare le palme dalla morte certa;- ad individuare un immediato e simultaneo protocollo d’azione a livello nazionale che, coordinando le forze attualmente disponibili (esperti, agronomi,ricercatori), permetta di intervenire preventivamente sulle palme ancora sane e per abbattere quelle ormai irrecuperabili;- istituire centri di raccolta e dismaltimento efficaci;
- non penalizzare i privati e fornire loro informazioni sulle possibilità di intervento per contrastare il coleottero.Chiediamo pertanto al Governo che venga decretato lo stato di emergenza nazionale per l’epidemia del Punteruolo Rosso Rhynchophorus ferrugineus Oliv. : un intervento urgente, necessario ed efficace per salvare le palme che ancora rimangono a regalare bellezza alle nostre città e alle nostre coste.
LE PALME SONO UN BENE COMUNE
Movimento per la difesa delle palme
Firma la petizione internazionale
ci potete trovare su
Facebook
o per mail

mercoledì 24 febbraio 2010

A Roma gli orrori dell'Ater in via di Centocelle
Riceviamo questa mail da Maria Teresa di Roma dove un'operazione di potatura radicale ha coinvolto quasi totalmente gli alberi del suo giardino condominiale dove abita : il comprensorio di via di Centocelle che va dal n. 3 al n. 15. Un'operazione che ha interessato con le stesse modalità anche tutti gli alberi del complesso di via Manfredonia al Quarticciolo sempre di proprietà dell'ATER dove si è svolta un'altra "strage di alberi".

Sono 60 anni che abito in queste palazzine costruite negli anni 50 per dare alloggio ai sottufficiali dell'Aeronautica Militare e nelle quali ho vissuto un'infanzia, una giovinezza, una maturità serene e forse anche privilegiate vista la presenza di ampi spazi esterni, prima brulli, poi via via sempre più verdi e rigogliosi in virtù di piante ed alberi che hanno arricchito quello che nei momenti migliori poteva essere considerato un bellissimo giardino: case modeste, certo, ma con begli spazi verdi e molti alberi: Tigli, Ligustri, Magnolie, Albizzie, Pini, Palme ecc. Queste palazzine, primariamente dell' INCIS, poi passate all' ATER, avrebbero sicuramente bisogno di ammodernamenti e di manutenzione, ma la sola cosa che viene fatta con determinazione, pervicacia, direi ferocia è .... la POTATURA DEGLI ALBERI, che ha raggiunto, con l'ultimo intervento di questi ultimi giorni, livelli di radicalità, arbitrarietà, gratuità, insostenibili.
Ti confesso che ho pianto nel vedere "straziare" sotto i miei occhi piante che ho visto crescere e che lambivano da sempre il mio balcone e le mie finestre... ma sia le mie lacrime, che i miei strepiti sono stati inutili, considerati urtanti, fastidiosi, forse anche isterici. Ed ancora una volta ho dovuto sottostare alla frustrazione e all'impotenza. Le uniche risposte dei distratti operai che macellavano gli alberi sono state che loro obbedivano agli ordini dell'ATER e che non li disturbassi visto che stavano lavorando. Scusatemi lo sfogo, ma avevo proprio bisogno di denunciare il fatto con qualcuno che capisse il mio dispiacere visto che ho avuta molto poca solidarietà anche dalla maggior parte degli inquilini che spesso hanno lodato l'operazione come utile, necessaria, quasi una giusta punizione per gli alberi, visti come potenziali killer, pronti a crollare addosso alle persone indifese. La visione degli Alberi come pericolo e non come dono della natura è segno dei tempi "disarmonici" in cui viviamo !!!! Poichè mi rendo conto di non avere una vera competenza sulla pratica e sulla metodologia della potatura, mi farebbe veramente piacere saperne qualcosa di più da voi, onde poter addurre argomenti più scientifici e meno emotivi e sentimentali ai miei "avversari". Se poi l'operazione potatura dovesse risultare sbagliata, o arbitratria, o ...dolosa... ( possibile che tutti gli alberi del condominio, in simultanea, necessitassero di una radicale potatura? anche quelli piccoli, quelli sempreverdi, quelli che non costituivano pericolo a niente e a nessuno!!!!) potremmo denunciarne l'arbitrio presso l'Ater o presso l'opinione pubblica. Alcune domande sorgono spontanee: A chi giova? Dove nasce la disponibilità finanziaria per queste operazioni ? (E' circa un mese che stanno lavorando nel mio condominio!), Perchè privilegiare questo servizio invece che provvedere alla manutenzione degli immobili, delle strade, all'istallazione degli ascensori vista la preponderante presenza di persone anziane? Scusate la lungaggine, ma queste potature mi hanno vermente turbato ed il rumore della motosega, che ancora questa mattina opera, mi è entrato nel cervello. Vi invio alcune foto scattate qualche giorno fa.

Al link che segue ci sono tutti gli indirizzi degli Organi Statutari

dell'ATER per mandare delle mail di protesta.

ATER

lunedì 15 febbraio 2010

Un muro al posto del panorama
in via Spinabella a Marino

Riceviamo una lettera di protesta di un'abitante di Marino, un ridente paese dei Castelli Romani, che ci segnala una grave danno paesaggistico avvenuto in una strada provinciale che costeggia la Via dei Laghi, via Spinabella, dove in una villa di proprietà privata al posto di una recinzione, una rete, che faceva però vedere lo stupendo paesaggio sottostante della valle di Roma, un paesaggio magico e misterioso che di notte si puntella di luci fantasmagoriche e scintillanti, si sta costruendo un muro molto alto che toglierà ai passanti, turisti ed amanti dei Castelli , la possibilità di poter vedere il panorama sottostante.
Ecco la mail :

" Buongiorno,sono una cittadina di Marino un paese dei Castelli Romani, per motivi di lavoro mi trovo a percorrere tutti i giorni la strada provinciale di Via Spinabella godendo ogni giorno di uno spettacolo della natura e del paesaggio che riuscivo ad intravedere attraverso le siepi e gli alberi . Ma purtroppo da circa due mesi ho assistito incredula alla costruzione di un muro sulla strada via Spinabella che è talmente alto che toglie ogni possibilità di intravedere quel meraviglioso spettacolo paesaggistico.Io non so esattamente quanto sia alto quel muro ma di sicuro supera ogni limite immaginabile. Ho scattato delle foto cosi potete vederlo anche voi.


Postiamo due foto e ci chiediamo: ma come è stato possibile questo scempio ambientale? Nessuno se ne è accorto? Qualcuno, magari gli amministratori del Comune di Marino sarebbero quelli più accreditati a rispondere, potrebbe darci qualche risposta?
Salviamo la nonna Quercia
di Castelvetro Piacentino Lettera della Grande Quercia
23 gennaio 2010

Ciao, io sono la Grande Quercia. Abito da 200 o 300 anni – boh, non ricordo bene… sai, la memoria fa cilecca – a Castelvetro Piacentino, in zona Oppiazzi.Tu dirai: perché una quercia mi scrive? Semplice: ho bisogno di te.Ti racconto la mia storia. Sono nata per volontà di un uomo che amava molto gli alberi, soprattutto le querce. Diceva che noi querce siamo l’orgoglio dell’uomo perché diventiamo grandi e potenti come lui. Io non sapevo nulla del potere e della grandezza, ero piccola e fragile. Ogni volta che un temporale arrivava io cercavo di ancorarmi più saldamente al terreno, perché temevo che il vento forte mi portasse via. Crescendo, ho poi imparato che il vento non bisogna ostacolarlo, ma al contrario bisogna ascoltarlo, così sono diventata amica del vento e ho cominciato a giocare con lui. Diventavo sempre più alta e facevo sempre più fatica a guardare il mondo che si muoveva sotto di me, mi veniva più facile guardare in alto. Anche i miei amici uomini lo facevano sempre, loro sempre in alto guardavano. Così vidi delle cose che mai avrei pensato di scoprire. Un mondo meraviglioso e oscuro, stelle brillanti e suoni magici. Belloooooo! Credevo che il mondo fosse solo questo. Finché un giorno scoprii che esistevano anche altre cose. Il mio amico, l’uomo che mi aveva dato la vita, non c’era più. Se n’era andato in un mondo lontano che non conoscevo, doveva essere terribile perché tutti quando pronunciano quel nome piangono e ne hanno paura. Il paese è “morte”. Credevo fosse un paese, poi un giorno ho scoperto che non è così. La morte non è un paese, ma è un luogo non lontano né vicino, né brutto né bello, è semplicemente il posto in cui andiamo quando il nostro tronco e i nostri rami sono troppo vecchi e non servono più. In quel posto ritroviamo tutto e tutti, ritroviamo coloro che amiamo e che vogliamo ritrovare. Quante cose che ho imparato nella mia lunga vita! Ho anche scoperto che agli uomini piace pensare che sul pianeta tutto sia loro. Pensano che la terra sia loro, continuano a guardare in alto e non si curano di tutto ciò che calpestano. Sai, io non ho piedi e mai mi sono potuta spostare da dove sto. Tutto quello che ho imparato l’ho appreso perché ho ascoltato coloro che volevano parlare con me, come gli uccelli, che volano sempre più in alto, ma che sanno guardare in basso. Mi piace ascoltare la voce del mondo, ma essendo una nonna quercia ho imparato anche ad ascoltare con il cuore: io leggo nel cuore di tutti. Scopro così molte cose.La solitudine, per esempio. Molti si sentono soli in questo mondo. Sai cosa dico io?La solitudine non è una cosa negativa. La solitudine è solo un’opportunità di crescita. Non cresci se corri, non cresci se sei circondato dal rumore e cerchi di urlare per farti ascoltare.La voce del silenzio insegna più di mille professori urlanti. La solitudine ti porta il tuo silenzio, e quel silenzio molti lo hanno sperimentato sotto il mio grande ombrello. I miei rami hanno protetto molti cuori di uomini e donne, bambini e animali che hanno voluto ascoltarmi e che hanno saputo ascoltarsi. Io sono la Grande Quercia e vivo per amare chi vuole amarsi.Mi piacerebbe che tu venissi a trovarmi, ma devi fare presto perché l’uomo che guarda sempre in alto mi vuole tagliare. Al mio posto verrà costruita una grande strada a sei corsie, che farà correre ancora più velocemente l’uomo. Io non ho paura di morire (ho scoperto che la morte è un bluff), so che vivrei ancora e che poi un giorno ritornerei. Ma penso a tutti quei cuori che non riusciranno più ad ascoltarsi perché saranno circondati dal rumore. Aiutami. Io non sono importante, sono solo una semplice creatura che ha bisogno di te. Dammi una mano: fai sapere quello che vogliono fare. So di chiederti molto, ma so anche che il tuo cuore è bello e grande. E’ grande come sono grande io.
La Grande Nonna Quercia
Questa è la storia della grande nonna Quercia. Il finale della storia lo scriveranno ancora una volta gli uomini. Io mi auguro dal profondo del mio cuore che il finale sia silenzioso e pieno d’amore. Ciao Grazie per avermi ascoltata Daniela.
Visita il sito
e firma la

Diventa Palmier

per salvare le palme italiane

“ L’invasione in Italia del coleottero chiamato punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus) da diversi anni sta attaccando le palme Phoenix canariensis e presto arriverà ad attaccare anche altre specie. Se non ci sarà un intervento delle istituzioni che finora hanno delegato molte delle responsabilità ai privati cittadini, nei prossimi anni assisteremo alla scomparsa totale delle palme dal nostro paesaggio. Fermiamo il punteruolo rosso che le sta uccidendo e chiediamo alle istituzioni di intervenire. Le palme sono esseri viventi, aiutale. Contribuisci anche tu a difendere il nostro paesaggio e l’ambiente. Unisciti a noi diventa Palmiers.” Chi sono i Palmiers? I Palmiers sono coloro che pensano che salvare palme secolari che caratterizzano il paesaggio italiano sia esigenza primaria sulla quale investire risorse ed interventi a livello nazionale e governativo. I Palmiers vogliono dare voce all'agonia delle palme, e amplificarla affinché l'epidemia silenziosa, riacquisti suono e torni a fare rumore, un rumore che arrivi a quei politici che hanno alzato le braccia con rassegnazione e indifferenza dicendo "ma che ci importa a noi delle palme, se ne occuperanno i tecnici, noi abbiamo problemi più importanti da sbrogliare". Dedica mezz'ora della tua settimana per dar forza al movimento che vuole salvare le palme italiane. Diventare Palmiers è facile segnalaci una palma colpita dal punteruolo dove vuoi manifestare manda una mail a legalberi@hotmail.it e ti daremo tutte le indicazioni (semplici) per manifestare il Sabato dalle 12 alle 12.30 insieme a noi. Solo mezz'ora della tua settimana e le palme e il paesaggio italiano potrebbero esserti grati per sempre.

lunedì 8 febbraio 2010

Money money

Un video di animazione brasiliano che non necessita commenti.

sabato 2 gennaio 2010

La breve storia del piccolo Acero
un racconto di Orazio Antonacci
"Ora il piccolo albero (che si trova in Piazza Gentile da Fabriano a Roma) rischia di essere inesorabilmente tagliato, perché speculazioni private, legate alla realizzazione di box sotterranei, stanno devastando il piccolo giardino"
LA BREVE STORIA DEL PICCOLO ACERO
di
Orazio Antonacci
Quando O. si accorse della sua esistenza il piccolo acero doveva avere due o tre anni di vita.Il seme, uno di quelli che si diffondono volando al vento come farfalle, era evidentemente caduto tra i rami della siepe di alloro che circonda il giardino di Piazza Gentile da Fabriano e lì aveva germogliato.A quel tempo, una quindicina di anni fa, questo giardino era ancora frequentato dai bambini del quartiere, che lì avevano a disposizione un’altalena ed un percorso in muratura per il gioco delle biglie. Naturalmente questi ospiti avevano più volte spezzato i tenui rami dell’acero, per cui quando O. lo scoprì aveva un tronco di pochi centimetri di altezza da cui partivano alcune verghe, più che rami, che tentavano di farsi strada attraverso la siepe di alloro. Fu naturale per O. soccorrere la piccola pianta eliminando via via nel giro di un paio d’anni i rami più piccoli affinché uno solo rimanesse e potesse innalzarsi e superare l’altezza delle siepe. Ora il piccolo acero era finalmente un albero il cui tenero verde delle foglie sovrastava come una macchia chiara il verde scuro dell’alloro ed O. poteva distinguerlo dall’alto, dal balcone della sua abitazione. Passarono alcuni anni e, per la gioia di O., il “suo” acero continuò a svettare sempre più alto cosicché ormai era possibile vederlo già in lontananza dalle vie che si aprono sulla piazza e perfino dal lungotevere del Foro Italico dall’altra parte del fiume. Nel tempo la vita del piccolo acero non fu sempre facile: i rami di un vicino platano sovrastanti lo costrinsero a piegarsi leggermente da un lato alla ricerca della massima insolazione. E non parliamo della dolorosa sorpresa di O. quando un’estate, tornando di sera dalle vacanze, ebbe l’impressione, errata, che il suo protetto fosse stato tagliato! Ora l’albero cui O. ha dato banalmente il nome di “Aceretto” è più bello che mai. E’ stato potato da O. e si sta raddrizzando lentamente perché anche i rami di platano che lo sovrastavano sono stati potati dal Servizio Giardini. Che piccola grande gioia era per O. accarezzarlo con lo sguardo prima di andare al lavoro e, da quando al lavoro non va più, salutarlo ogni mattina dal balcone! Ora il piccolo albero rischia di essere inesorabilmente tagliato, perché speculazioni private, legate alla realizzazione di box sotterranei, stanno devastando il piccolo giardino: hanno già distrutto buona parte della siepe di alloro, che O. si ricorda già esistente quando venne ad abitare nel quartiere nei lontani anni settanta, ed è prevedibile anche l’abbattimento dei platani che sono lì da molti più anni. Quasi per incanto la devastazione di questi giorni si è arrestata proprio nel punto in cui si trova Aceretto ed ora O. si affaccia ogni mattina al balcone col cuore in gola nel timore di vedere distrutta la sua verde piccola creatura.

Per maggiori informazioni sull'acero e
sulla battaglia sugli alberi condotta
dal
Comitato Piazza Gentile da Fabriano
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