mercoledì 14 aprile 2021

Endoterapia di massa dei pini

 

Endoterapia di massa dei pini?


 No grazie.




Il problema dei pini a Roma non è la Toumeyella parvicornis, ovvero la cocciniglia tartaruga, perché, questo insetto, diffuso da Napoli a Roma, è la diretta conseguenza del pensiero di coloro che prima del suo avvento avevano deciso che i pini a Roma non dovevano più esserci nelle alberate, ma solo nelle pinete. Il problema dei pini di Roma è quindi un problema politico. Bisogna chiaramente esprimersi in maniera politica su due possibili scelte : 1. i pini a Roma sono una risorsa ed è quindi giusto che vengano piantati nelle alberate della città come è successo per almeno cento anni; 2. i pini a Roma sono alberi obsoleti che devono essere sostituiti con alberi più adatti.

Si evidenzia pertanto il fatto che un intervento politico legato alle due scelte proposte sopra risolverebbe anche il problema di un parassita che sta distruggendo i pini di Roma. Il problema cocciniglia tartaruga non si potrà mai risolvere investendo risorse e mezzi economici sull'endoterapia di massa. Il motivo di questo assunto è legato al fatto che gli stessi operatori che intervengono sulla cura dei pini potrebbero con dolo (un dolo non controllabile) pensando esclusivamente al proprio tornaconto personale (espresso in migliaia di euro di guadagno al mese) veicolare le neanidi dell'insetto. A questa ipotesi fantascientifica sì, ma allo stesso tempo realistica ( non è certo andata così ma potrebbe essere stato possibile e potrebbe sempre esserlo) possiamo poi aggiungere l'azione degli eventi naturali (per esempio il vento che trasporta a distanza le leggere neanidi) che hanno trasformato un attacco limitato e localizzato in una vera e propria pandemia. Certo che diverso sarebbe il discorso se l'intervento chimico di lotta contro l'insetto fosse demandato esclusivamente a operatori pubblici pagati dallo Stato. Non ci sarebbe nessun tipo di interesse personale e pertanto nessuna necessità di veicolare la diffusione dell'insetto. Per questi motivi semplici e allo stesso tempo logici (cosa sarebbe la sanità italiana se fosse gestita completamente da privati che non hanno nessun tipo di controllo?) che puntare politicamente sull'endoterapia è un errore, non solo un errore ma direi un grave errore, che coloro che si occupano del verde della nostra città da anni hanno già sperimentato a proposito delle palme. Io sono stato un Palmiers, sono sceso in piazza ho organizzato una manifestazione a Piazza Venezia nel 2010 nella quale richiedevamo l'intervento dello Stato. Questo intervento (usando un calembour) non c'è mai stato. C'è stata la lotta obbligatoria fallimentare che nessuno ha mai controllato. Cito (io c'ero) l'esempio di Villa Sciarra dove per mesi interi si sono visti resti di palme morte attaccate con larve e bozzoli in giro nella villa. La responsabilità di una pandemia, avvenuta grazie a delle palme infette importate in Sicilia e che ha cambiato profondamente il paesaggio italiano, è stata tutta scaricata sui privati che, piuttosto che intervenire con costosi trattamenti chimici (dannosi per l'ambiente, le api e tutti gli insetti utili) hanno preferito non solo tagliare ma mai più ripiantare palme. Investire quindi come stanno chiedendo delle persone ignoranti (che ignorano cioè che cosa sia un albero) e che non hanno mai trovato il tempo ( e la voglia) di studiare gli alberi, sull'endoterapia è senz'altro un buon modo per non risolvere il problema e però sì creare nuovi e cospicui introiti per quelle società o aziende private che già si sono arricchite nel passato con il trattamento per le palme e che oggi produrrà nuovi guadagni a scapito della salute dei pini. Oggi il lavoro delle aziende e società specializzate nell'abbattimento di alberi ( un lavoro che ha avuto un vero e proprio boom nel fatturato confrontato agli anni precedenti) dopo un massiccio taglio degli alberi in città (soprattutto quelli di prima grandezza pini e cedri) ha subito una profonda flessione visto che oramai i privati, e gli amministratori di condominio, gli alberi che potevano tagliare li hanno già tutti tagliati. Quindi aprire una nuovo fronte di lavoro quello dei trattamenti chimici, che l'esperienza delle palme ci insegna essere un fronte fallimentare (l'esperienza a qualcosa servirà nella vita) rappresenterebbe per queste aziende e società una vera e propria boccata di ossigeno. Nuovi profitti quindi e nuovi guadagni. Ricordo a questi “cittadini distratti” che in questi ultimi cinque anni a Roma sono stati tagliati diverse migliaia di pini sani, anzi sanissimi, alberi che fino ad allora ci avevano regalato ossigeno, ombra, acqua e vapore soprattutto d'estate. Alberi tagliati solo perché gli aghi sporcavano, le radici creavano qualche problema risolvibile con interventi mirati a degli amministratori di condominio. Io ho sofferto, ho pianto dal dolore dopo aver vissuto lo spettacolo del massacro dei pini su via Appia. Ma non sono stato fermo, non mi sono certo chiuso in me stesso accettando passivamente una maggioranza ignorante fuorviata da luoghi comuni che riguardano la fisiologia dei pini e veicolati da quotidiani che vendono cronaca spiccia e pubblicità. Ho risposto alle domande, ho utilizzato il mio tempo sempre gratuitamente ( a differenza degli operatori che presto diventeranno ricchi con l'endoterapia così come è successo con il punteruolo rosso) per porre un argine alle parole di un sindaco che pubblicamente ha affermato che i pini non sono più alberi adatti a vivere in città. Per questo mi sono battuto e impegnato per creare un'associazione che oggi comprende centinaia di soci che si chiama Amici dei Pini di Roma (questo mio scritto è a titolo personale e potete leggere le linee di azione e il lavoro che ha svolto l'Associazione nella pagina ufficiale presente su Facebook). Quello che chiedo a chi mi legge è quindi: ma ieri questi cittadini, che oggi stanno favorendo gli interessi privati di operatori che si arricchiranno, quando sono stati tagliati migliaia di pini in tutta la città in un vero e proprio massacro di alberi che non ha precedenti nella storia di Roma dov'erano? Non sarà forse che così come succede con le lumache quando piove questi cittadini che rispondono agli ordini di candidati che stanno caricando le cartucce per le prossime elezioni politiche escono allo scoperto diventando all'improvviso “paladini degli alberi” e poi scompariranno così come le lumache una volta conclusa la campagna elettorale? Io ho fatto la domanda sta a chi mi legge rispondere.

Penso quindi che l'azione politica sia prioritaria rispetto a quella tecnica. Il problema politico non è certo quello dell'alberata di pini via dei Fori imperiali colpita dalla cocciniglia tartaruga (un alberata storica famosa in tutto il mondo) ma il vero problema è che dei politici hanno fatto la scelta, dopo che diversi esemplari sono caduti negli anni , di non ripiantare pini. Solo un anno fa qualcuno ha pensato bene di ripiantare al posto di un pino caduto una quercia. Se ne sono forse accorti coloro che in questi giorni improvvisamente sono diventati paladini degli alberi in campagna elettorale? Ma veniamo alle soluzioni. Così come fa un allenatore di calcio che mette in azione uno schema tattico riprendendo gli schemi delle squadre vincenti o come hanno fatto i giapponesi che hanno copiato il meccanismo di una macchina fotografica americana per poi diventare a distanza di anni l'eccellenza nel mondo, se io ho a cuore i miei amici pini devo riferirmi a quelle esperienze che si sono dimostrate vincenti in occasione di massicci attacchi di insetti che stavano per far sparire intere specie di alberi in Italia. Se io ho a cuore i miei amici pini non devo certo ripetere la tragica storia della scomparsa delle palme dal paesaggio italiano. Per ciò che so, e la mia limitata esperienza, un'esperienza vincente in Italia è quella che ha riguardato l'attacco del cinipide galligeno del castagno Dryocosmus kuriphilus. L'attacco di questo insetto impediva la fioritura e poi la successiva produzione delle castagne. Grazie all'interesse motivato dei coltivatori che avevano quindi interessi personali economici (la produzione delle preziose e nutrienti castagne) per sconfiggere l'insetto, i castanicoltori grazie alla ricerca e al continuo approfondire argomenti scientifici hanno trovato un imenottero parassitoide, chiamato Torymus sinensis, che dopo un'opportuna produzione con dei lanci mirati ha combattuto in maniera vincente l'insetto galligeno e ha permesso a tutti gli italiani di tornare a gustare le preziose e buone castagne. Pertanto la soluzione sulla quale bisogna investire risorse economiche e politiche non è certo la lotta obbligatoria (l'esperienza ci insegna ,sempre con l'esempio palme, che la lotta obbligatoria non serve a ridurre il problema) e tanto meno l'endoterapia di massa. Ma le soluzioni che propongo sono due: 1. creare un comitato tecnico scientifico che si occupi di lavorare nel tempo, così come è successo per il castagno, per trovare e poi coltivare un insetto parassitoide che attacca la cocciniglia; 2 oltre al comitato tecnico scientifico del Ministero, lavorare con tanti e numerosi piccoli comitati tecnici di associazioni, cittadini (così come è successo con le associazioni di castanicoltori) che come fine abbiano quello di studiare, conoscere, approfondire facendo pressione, usando una metafora, rimanendo “con il fiato sul collo”, sulle scelte e sul lavoro del comitato scientifico. Scelte e lavoro che non solo devono essere rese pubbliche ma devono essere continuamente aggiornate partendo anche dal lavoro e dagli stimoli delle associazioni e dei cittadini. Associazioni che si occuperanno quotidianamente di diffondere i progressi di queste ricerche sui media sollecitando a loro volta i giornali e le televisioni e giungere prima possibile alla soluzione di questo problema. Certo, se nel frattempo si tratta di curare esemplari particolari o vetusti si può pensare ad un intervento di endoterapia. Non è certo però questa la soluzione visto che poi quell'albero avrà dei problemi anche nel tempo perché dopo diverse volte non si potrà più ripetere l'intervento.

Antimo Palumbo 

mercoledì 30 novembre 2016

Alberi a Roma

Green City Roma  
Green City Roma riunisce coloro che sentono l’urgenza di un impegno civico per la rinascita del verde di Roma Capitale. Un progetto e una proposta per stimolare quei movimenti o partiti che nei prossimi mesi si occuperanno di governare la nostra città affinché il verde e le politiche del verde acquistino un ruolo primario per la trasformazione e la migliore vivibilità di Roma. Un progetto e una proposta affinché : gli alberi tornino ad essere i nostri ammirati compagni di vita e non scomodi accessori legati esclusivamente a un problema di sicurezza stradale; la bellezza dei giardini e delle ville pubbliche, e non quella dei palazzi, torni ad essere motivo di meraviglia e di orgoglio, dal centro alla periferia. 
Questo è il link al gruppo su Facebook

venerdì 16 settembre 2011

Con gli alberi in città ci si guadagna
da Santa Monica (in California)
consigli per un Assessore all'Ambiente.
Chissà quale sarà il guadagno, in molti avranno maliziosamente pensato leggendo il titolo di questo post. In Italia infatti quando si parla di guadagni legati agli alberi solitamente non ci si riferisce a quelli che gli alberi, esseri viventi respiranti e apportatori di ombra e bellezza , possono apportare alla comunità ma a quelli personali (o chissà magari a quelli necessari per finanziare campagne pubblicitarie di partiti politici) fatti di nascosto talvolta "intrallazzando" con il vivaio amico di turno sulla partita di nuovi alberi da sistemare, alberi che rigorosamente dopo quattro, cinque anni che sono stati piantati muoiono per poi esser così rimpiantati e produrre di nuovo guadagni (un abitudine che dovrebbe presto essere cancellata da quello che è stato definito "bilancio arboricolo" proposto nell'ottimo "Disegno di legge sulla valorizzazione del verde negli spazi urbani" presentato dal Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, già passato al Senato e che dopo esser approvato dalla Camera diventerà legge). Ma come avrete capito non è su questo aspetto negativo della gestione del verde urbano che vogliamo oggi concentrare la nostra attenzione, ma sulla possibilità e capacità (concreta e reale ed espressa in dollari) del guadagno che piantare e manutenere alberi comporta a una comunità di cittadini. Manutenere gli alberi, una voce che ancora oggi in Italia sembra dimenticata. Si piantano alberi, si investono soldi per alberare strade, piazza, parchi, però poi la mancanza di investimenti sulla manutenzione li lascia morire o ammalare (per intervenire per esempio frettolosamente con capitozzature convenienti - se poto un albero ogni quattro anni invece di due risparmio- permettendo così ai patogeni funginei di insediarsi nell'albero e cariarlo). Un pò come dire, faccio nascere quindicimila bambini che poi lascio in mezzo alla strada, magari sotto i ponti, senza nutrimento, tanto poi che mi frega se dopo quattro anni più della metà sono morti (eh si perchè gli alberi quando si piantano hanno una garanzia di due-tre anni, come le lavatrici) ne "faccio rinascere" degli altri. Il video che postiamo e che ci piacerebbe che tutti gli amministratori e gli Assessori all'Ambiente dei Comuni, delle Regioni e delle Province italiane guardassero (aiutateci a far si che questo succeda) proviene dalla California, in particolare dalla città di Santa Monica, è parlato in inglese ma realizzato con immagini e disegni ( e cifre) facilmente comprensibili. La bellezza degli alberi presenti lungo le alberate di Santa Monica (per non parlare poi degli stupendi viali alberati di palme) ci serva per riflettere : investire sugli alberi serve ed è cosa primaria. Noi già lo sapevamo, molti amministratori colpiti da dendrofobia e smania di sicurezza sembrano però ancora oggi dimenticarlo, aiutiamoli a farglielo ricordare.






The Value of Trees from Sustainca on Vimeo.

mercoledì 13 luglio 2011

Emergenza Psilla lerp.
A rischio la vita di tutti gli Eucalipti italiani.
Ecco l'appello al Presidente della Repubblica
inviato dal Comitato Regionale Apicoltori Sardi.

E' emergenza per tutti gli Eucalipti italiani, visto che un parassita importato dall'Australia dal nome difficile Glycaspis brimblecombei, chiamato più semplicemente "Psilla lerp" li sta uccidendo un po' alla volta. La Psilla lerp è un insetto capace di provocare grossi danni alle piante attaccate, insediandosi a livello fogliare dove le forme giovanili provvedono a costruire delle coperture molto simili a quelle realizzate dalle cocciniglie e chiamate “lerps” . I danni possono andare dalla defogliazione alla morte dell'albero (possono uccidere un albero di Eucalipto in tre anni, prima però, e già dopo un anno gli impediscono la fioritura). Finora ha attaccato diverse piantagioni di Eucalipto (in particolare l' Eucalyptus camaldulensis Dehnh. ) in diverse regione italiane: Sardegna, Sicilia, Calabria, Agro Pontino. Piantagioni realizzate all'inizio del secolo e oramai italianizzate, usate sia per l'importante opera di barriera frangivento che per la produzione del miele di Eucalipto. Diverse sono state in questi ultimi mesi da parte delle Associazioni di apicolturi italiani (che rischiano così di vedere scomparire per sempre la produzione italiane di miele d'Eucalipto) le richieste inviate alle autorità, sia regionali. Postiamo oggi quella inviata dal Comitato Regionale Apicultori Sardi al Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano per richiedere un intervento immediato che arresti l'azione distruttrice della Psilla lerp. In particolare si richiede il permesso di importare dall'America un insetto antagonista il Bliteus phyllaephagus che potrebbe occuparsi di ridurre la presenza degli insetti divoratori e distruttrici. Ecco il testo dell'appello che potete leggere per intero a questo link :

Al Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano

Oggetto: grave parassitosi specie arborea Eucalyptus in Sardegna e nel Meridione d’Italia. Rischio di scomparsa della specie e chiusura aziende coinvolte.

" Il parassita di origine australiana Psilla Lerp, dopo aver infestato California (1998 ), Messico (2003), Sud America (2005 – 2008), Portogallo, Spagna e Nord Africa (2008) è segnalato a Marzo 2010 in Sardegna e a Giugno 2010 in Campania, da dove dilagherà nel resto del Meridione. Purtroppo per ampie ricerche effettuate tramite internet il parassita è in grado di uccidere le piante defogliandole (documentazioni da California, Messico, Argentina già inviate ai Ministeri Ambiente ed Agricoltura). In Sardegna, nelle zone più colpite, le piante stanno già morendo. I settori produttivi pesantemente colpiti saranno quello agricolo ed agrumicolo (distruzione fasce frangivento e conseguente danneggiamento delle colture protette), e quello apistico con la mancata produzione del miele di Eucalyptus. Per detti settori è prevista una contrazione produttiva del 50 – 60%. Gravi disagi invece (sostanze collose in caduta) sono già in atto nel settore turistico ove l’Eucalyptus è utilizzato per le ombreggiature nei Campeggi e Villaggi Turistici. Soluzione La soluzione del problema, come già realizzato con successo nel 1999 in California e Messico dall’Università della California, comporta l’utilizzo di una tecnica di lotta biologica ovvero della diffusione nei territori colpiti dell’antagonista del parassita Psilla Lerp, ovvero dell’insetto in grado di tenerlo sotto controllo biologico, il mite Bliteus Psyllaephagus, rinvenibile in California presso l’Università UC California Berkeley - Riverside. Tuttavia la soluzione completa del problema è solo nelle Sue mani per quanto di seguito: Un DPR del 2003 il n. 120 del 12/03/2003 modificante un precedente DPR il n. 357 del 1997 ha con l’art. 12 bloccato di fatto ogni possibilità di controllo biologico di organismi nocivi introdotti accidentalmente da altre aree del mondo. Quanto sopra a differenza di tutti gli altri paesi europei che hanno previsto un percorso autorizzativo in deroga per introdurre antagonisti naturali delle specie nocive. Le chiediamo pertanto l’adeguamento della legislazione vigente, nel pieno rispetto delle norme di massima tutela ambientale, consentendo, previe verifiche di impatto ambientale, l’utilizzo di questi preziosi ausiliari per la protezione delle colture agrarie e dei sistemi forestali. Il presidente di un’Organizzazione Nazionale Apicoltori ci ha notificato che per modificare un DPR ne occorre un altro e un anno e mezzo di tempo. Se così sarà le piante delle zone più colpite moriranno. Necessita un suo intervento immediato con modifica immediata del DPR n. 120 del 2003 affinché l’insetto antagonista possa essere introdotto prima dei caldi primaverili che ne amplificherebbero notevolmente l’espansione. Tutto è nelle Sue mani Presidente, le nostre aziende e i nostri dipendenti. Abbiamo notificato in Regione, Ministero Agricoltura e Ambiente, presso cui sono dal 02.02.11 depositate le relazioni tecniche. Ma solo la Sua immediata decisione può salvare quelle piante e le economie connesse. Così sarà dato anche il via libera ad una vera possibilità di lotta biologica nel nostro paese consentendo di incrementare l’agricoltura biologica e favorendo la via d’uscita dai fitofarmaci che tanto inquinamento al territorio e danni alla salute comportano. Si potranno anche così creare nuove opportunità di lavoro, con le cosiddette Biofabbriche che andranno a costituirsi per allevare insetti utili anche per altre patologie già presenti o in arrivo da altre parti del mondo. Lavorando finalmente all’interno delle logiche e delle armonie della natura e non contro di esse".



venerdì 15 aprile 2011

Domenica 17 Aprile 2011
gira su Facebook
una palma macchiata di rosso.

Domenica 17 Aprile 2011 in occasione della domenica delle palme il gruppo di Respiro Verde ha promosso su Facebook, il social network più diffuso nel mondo, un'iniziativa di protesta per denunciare l'assenza delle istituzioni per ciò che riguarda la devastante epidemia del punteruolo rosso che sta distruggendo il patrimonio paesaggistico delle palme italiane. Protestiamo in particolare perchè nonostante i ripetuti appelli usciti su numerosi articoli su giornali , da parte del Governo Italiano non c'è stata la volontà di considerarla un’emergenza, e questo poichè molto probabilmente per i nostri attuali governanti le palme non vengono considerate un bene paesaggistico culturale di primaria importanza, legato all’immagine del nostro paese nel mondo, ma vengono relegate allo stesso livello di frutti o vegetali malati. In questo momento la situazione delle palme italiane è ormai disperata, per alcuni fuori controllo, tra qualche mese – nel periodo estivo- migliaia di altre palme verranno attaccate e divorate dalle larve voraci del punteruolo rosso. Noi pensiamo che il Governo italiano potrebbe e dovrebbe intervenire per decretare lo stato di emergenza nazionale per l’epidemia del Punteruolo Rosso Rhynchophorus ferrugineus Olivier un richiesta che se emanata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri porterebbe :
- allo stanziamento di fondi statali a cui possano accedere gli Enti locali e i proprietari privati per salvare le palme dalla morte certa;
-ad individuare un immediato e simultaneo protocollo d’azione a livello nazionale che, coordinando le forze attualmente disponibili (esperti, agronomi,ricercatori), permetta di intervenire preventivamente sulle palme ancora sane e per abbattere quelle ormai irrecuperabili;
- istituire centri di raccolta e di smaltimento efficaci;
-non penalizzare i privati e fornire loro informazioni sulle possibilità di intervento per contrastare il coleottero.
Per questo che modificheremo la nostra immagine del profilo su Facebook con una palma macchiata di rosso (quella della foto in questo post) e la terremo così fino a Lunedì 18 Aprile 2011.
Partecipa alla protesta , facciamo sì che su Facebook circolino le palme rosse della protesta e dell’indignazione. Cambia l’immagine del tuo profilo con la palma macchiata di rosso per vincere l’indifferenza e salvare, ancora per quello che si può, le palme italiane.

lunedì 29 novembre 2010

Respiro verde cresce.
Il 24 Febbraio del 2008 a Roma nella Sala Conferenze dello Shangri là, in via Algeria nel moderno quartiere dell’Eur, è nato, grazie a un gruppo di venti cittadini, esasperati dai continui maltrattamenti riservati agli alberi, in particolar modo in città , Respiro Verde, un movimento, più propriamente una lega ( così specifica il suo nome) che nei suoi propositi tendesse ad unire tutte le persone interessate a mettersi in moto per la difesa degli alberi. Sul volantino informativo in bianco e nero con due bambini che sbucavano da un tronco cavo di un albero si poteva leggere:
“ Soffri nel vedere come gli alberi vengono trattati in città? Sei convinto che per ciò che riguarda la manutenzione (abbattimento, tagli, potature) degli alberi in città si possa fare meglio e di più? Ti piacerebbe avere un punto di riferimento (fisso- trasparente, con un sito e un’organizzazione forte e motivata) per le prossime battaglie in difesa degli alberi in città? Se hai risposto si a tutte queste domande, hai tempo da dedicare alla cura degli alberi, e pensi che questo sia necessario per il tuo e il nostro futuro partecipa a Respiro verde. “A distanza di due anni, e visti gli ultimi eventi che stanno caratterizzando la sorte degli alberi in Italia, nasce da parte di diversi cittadini ed amanti degli alberi la necessità e l’esigenza di trasformare l’esperienza di Respiro Verde nella formazione di un’organizzazione (un’associazione, o una Onlus, con un suo statuto e un consiglio direttivo) che trovi nel tempo su tutto il territorio italiano la possibilità di organizzare (attraverso campagne, battaglie, manifestazioni) una difesa per difendere gli alberi : un patrimonio paesaggistico fatto di cultura e bellezza , ma allo stesso tempo, ombra ed ossigeno. Un’organizzazione che sia anche di riferimento (con un sito, una mail, un telefono, con persone che danno consigli tecnici, legali, etc,) per tutte quelle persone che amano gli alberi e non sanno a chi rivolgersi quando vedono subire tagli ingiustificati o maltrattamenti agli alberi che gli vivono accanto (e che magari vivevano lì da tanti anni).
Per la creazione dell’Associazione ci sarà bisogno di persone motivate e sensibili alla causa degli alberi interessate ad impegnare (per lo meno per il primo anno) una piccola parte del proprio tempo libero alla creazione di un gruppo di lavoro ( composto dalle dodici alle quindici persone) e una rete che abbia come fine la difesa degli alberi. Attraverso degli incontri e delle riunioni preparatorie (nelle quali stabiliremo i contenuti e le modalità di svolgimento del lavoro) potremo così arrivare alla formulazione dello statuto e alla creazione ufficiale dell’associazione per i primi mesi (marzo/aprile) del prossimo anno.

lunedì 15 novembre 2010

Fermiamo lo scempio
degli alberi monumentali.
Amputata la Roverella dei Colli di San Pietro
che si trova alle falde del Monte Vico Alvano
nella Penisola Sorrentina
(età stimata quattrocento anni)
Pubblichiamo il comunicato stampa di denuncia da parte della sezione WWF Penisola sorrentina in merito al taglio arbitrario fatto nel mese di Novembre 2010 alla branche di una Quercus pubescens secolare , albero monumentale dalle dimensioni notevoli e dall'aspetto straordinario. Un'occasione per riflettere su quanto ancora oggi in Italia il patrimonio degli alberi monumentali, una risorsa culturale e paesaggistica di valore inestimabile, sia continuamente a rischio e di come sia necessario proteggerlo e mantenerlo attraverso leggi, risorse economiche ed interventi mirati ed attenti. Quello che non ha fatto la natura in centinaia di anni riesce a farlo l'uomo con una motosega in pochi minuti. Evitiamo che questo succeda e continui a succedere.

" Con i suoi circa 5 metri di circonferenza del tronco, un diametro della chioma di quasi 30 metri e un età stimata di diversi secoli, la Roverella dei Colli di San Pietro, alle falde del Monte Vico Alvano, rappresenta senza ombra di dubbio l’esemplare arboreo vivente più vetusto di “Quercus pubescens” presente sull’intera territorio della Penisola sorrentina. L’albero, censito dal WWF Penisola Sorrentina e tenuto sotto attenta osservazione da oltre 25 anni, è stato di recente inserito nella pubblicazione “Gli Alberi Secolari in Campania - testimoni viventi della storia” realizzato col contributo della Regione Campania ed in collaborazione col Corpo Forestale dello Stato. Ogni anno un gruppo di ragazzini siede alla base della Roverella e recita i versi di Trilussa, impegnandosi a rispettare e a far rispettare la Natura. Alle spalle della quercia si staglia il famoso Castello Colonna che fu dimora prima di una Abbazia Benedettina nel 1080 e poi del Principe Eduardo Colonna Doria del Carretto nel 1855. Il Monte Vico Alvano è stato nel passato già oggetto di una violenta trasformazione urbanistica che ne ha snaturato le caratteristiche naturali con la nascita, attorno al Castello, di un vasto complesso residenziale e la progressiva trasformazione del bosco in “parco urbano”. Nell’estate del 2007 la montagna fu attraversata dall’ennesimo devastante incendio boschivo che ne ha gravemente compromesso la preziosa vegetazione della macchia mediterranea ma il grande Patriarca, che vegeta nella parte bassa, è sopravvissuto anche all’ultima calamità “innaturale”. La grande quercia, però, non è sopravvissuta al verdetto agronomico di amputazione delle sue enormi branche! L’albero, infatti, che si presentava con portamento basso e chioma espansa ha, di recente, subito il taglio di alcuni lunghi e spettacolari rami, che si dipartivano paralleli al suolo per decine di metri e ne conferivano un aspetto unico nel suo genere, prendendo a pretesto la presenza dell’insetto Cerambix cerdo L., coleottero nero con lunghe antenne noto più comunemente come Cerambice delle Querce. “Riteniamo che l’intervento poteva essere evitato – dichiara Claudio d’Esposito Presidente del WWF Penisola Sorrentina – e, anzi, i tagli effettuati costituiranno ora la “strada di accesso” per ulteriori attacchi di Cerambicidi, già presenti sulla pianta, che depongono le loro uova proprio attraverso le ferite da taglio. Le larve che nascono, dopo aver svernato tra la corteccia, si portano nel legno ove scavano gallerie ascendenti che divengono sempre più grosse man mano che la larva cresce provocando nei tronchi fori e gallerie fino a ridurre in groviera il legno infestato. Dopo i tagli effettuati, oltre ad aver perso gran parte del suo secolare fascino, la grande Roverella di Vico Alvano è da considerarsi ancora più a rischio. Quando si ha a che fare con esemplari arborei tanto vetusti e spettacolari e di enorme valore culturale e storico, l’atteggiamento e l’approccio più corretto dovrebbe essere quello di fare di tutto per conservarne la forma e la struttura. Di esempi in tal senso se ne trovano parecchi nel resto di Italia e d’Europa. Nella città di Milano, ad esempio, la grande Quercia Rossa di Piazza XXIV Maggio, o quella dei Giardini Pubblici di Palestro, presentava analoghe problematiche, la soluzione è stata, oltre alla lotta mirata agli insetti, quella di apporre, sotto i lunghi rami orizzontali, delle semplici “grucce” o “stampelle” appositamente costruite, in legno o in acciaio, per reggere le spettacolari branche ed evitare che, in caso di degenerazione del tessuto legnoso, esse potessero costituire pericolo per le persone che sotto vi transitano. Nel caso della Roverella di Vicalvano stiamo parlando di un monumento vivente, di un patriarca arboreo, di un albero che, nonostante i 4 secoli di età, si trova a meno della metà del suo ciclo vitale. Non è possibile andare ad “amputare” un tale colosso senza snaturarne la sua stessa forma e struttura” .



WWF Penisola Sorrentina