domenica 12 aprile 2009

Sempre a proposito di potature a Roma postiamo l'articolo di Antonio Carbone (scrittore sempre attento e presente per ciò che riguarda la politica degli alberi a Roma) uscito il 22 Marzo 2009 su MagazineRoma. It dal titolo :
La Circonvallazione Clodia, la potatura degli alberi, il misterioso comitato “Roma rinasce” e il reato grave.
di Antonio Carbone

"Circonvallazione Clodia è un’ampia e trafficata strada di Roma che si dirama da piazzale Maresciallo Giardino fino al punto in cui interseca via Trionfale. Con un buon passo si percorre in venti minuti. E’ quello che ho fatto per rendermi conto del lavoro di potatura eseguito dal Comune e di cui il comitato “Roma rinasce” si è sentito in dovere di informare la cittadinanza: “Potate 110 robinie sulla Circonvallazione Clodia dopo 12 anni”, è scritto testualmente sul manifesto. La giornata è fredda ma luminosa. L’aria tersa, per il vento di tramontana, rende la visione ancora più schietta. Non è un gran bello spettacolo da vedere: se lungo lo spartitraffico i platani si presentano completamente capitozzati, ai lati di entrambi i marciapiedi, invece, spiccano per lo più i tronchi recisi di molti alberi con gli anelli di accrescimento ben visibili. Qualche sospetto, in verità, lo avevo già avuto prendendo visione di una lettera pubblicata sulle pagine della cronaca di Roma di Repubblica in cui veniva denunciata “L’ennesima mattanza di alberi sulla circonvallazione Clodia, dopo circonvallazione Trionfale”. La lettera portava in calce la firma di una donna. Combinazione, mentre mi aggiro intorno a questi alberi mutilati, trovo un’altra donna a farmi notare che forse non erano tutti da abbattere. C’è poco da meravigliarsi: è risaputo che le donne, molto più degli uomini, hanno il pollice verde. Non che siano completamente immuni, intendiamoci, da gesti di crudeltà ai danni della natura. Solo qualche mese fa un’agenzia di stampa riportava la storia di una donna romena, da anni in Italia, condannata da un Tribunale del suo Paese a tre anni senza condizionale per il taglio di due alberi. Del resto era il provvedimento particolarmente severo a far assurgere il fatto, di per sé poco rilevante, agli onori della cronaca dal momento che, come sosteneva il difensore della donna, in Italia una pena simile viene inflitta per reati gravi. E tutte queste potature “mal fatte” non sono forse un grave reato? mi sono chiesto, ricordandomi questo episodio, quando sono arrivato in fondo alla strada."
Ai posteri l'ardua sentenza
Il 12 Gennaio di quest'anno abbiamo inviato al Sindaco, all'Assessore all'Ambiente e al direttore del Servizio Giardini del Comune di Roma una lettera per avere delucidazioni sul piano potature messo in atto dall'Assessorato all'Ambiente. Su You Tube abbiamo trovato due video che trattano di questo. A voi "l'ardua sentenza".
La lettera
Oggetto: Potature delle alberate urbane di Roma.
Il nostro movimento ha appreso la notizia, diffusa dalla stampa, che nel documento di bilancio in discussione in aula Giulio Cesare sono stati stanziati 3,5 milioni di Euro per la potatura degli alberi della nostra città. Comprendiamo che i recenti tristi fatti di cronaca e i cambiamenti climatici che rendono più violente le piogge impongono la messa in sicurezza delle alberature della nostra città. Abbiamo purtroppo avuto modo di riscontrare come negli ultimi anni questi delicati interventi siano stati fatti molto male, probabilmente da addetti con pochissima esperienza.Le conseguenze di tale situazione possono essere molto gravi, non solo per la salute delle piante stesse, ma proprio per le ragioni che riguardano la sicurezza. Gli alberi infatti più che potati vengono di solito capitozzati e spesso nella stagione sbagliata se non addirittura durante la fioritura. Il nostro movimento dispone di competenze scientifiche sufficienti a sapere che le capitozzature possono essere molto rischiose in quanto rendono molto fragili i nuovi rami e non più in grado di resistere al vento. Segnaliamo, solo per fare qualche esempio le olmate di viale Ippocrate che sono state completamente danneggiate da tale sistema di potatura o i Lecci della Fao (anche se in quest'ultimo caso su terreno privato ed effettuato da una ditta privata). Non mancano, ovviamente, esempi positivi: la potatura realizzata nel Parco di Via Flaminia infatti ci è sembrata ben fatta. Le nostre preoccupazioni però non possono essere lenite dai riscontri positivi dei quali pure vogliamo dare atto. Con la presente dunque intendiamo chiedere alle Istituzioni in indirizzo chi si occuperà di fare questi interventi? Sicuramente il lavoro verrà dato in appalto, ma vorremmo sapere quali indicazioni queste società riceveranno per la potatura e ancora che tipo di formazione saranno richieste agli operatori di queste società? E soprattutto, nel caso di subappalto si accerterà da parte del Comune che le società utilizzeranno personale competente e qualificato?
I Due video



martedì 7 aprile 2009

Salviamo la Farnia più grande di Roma!

Gli umani trovano risorse per innalzare "alberi morti" e alzano le braccia al cielo quando si tratta di trovare mezzi e risorse per salvare alberi secolari vivi. Questa ( forse in un modello più piccolo) è la gru che servirà per sollevare la quercia secolare del Quadraro che ( ad occhio) ha una circonferenza di almento otto metri.

L'intervento è costoso ma possibile! Tutto sta nel visualizzarlo prima e nel crederci. Quale uomo sarà così impavido da attaccare con una motosega il tronco di un patriarca di 400 anni sdraiato per terra e ancora vivo?

In un solo giorno, con una gru come questa possiamo sperare e far tornare a vivere per altri cent'anni un albero grande e maestoso, che ha visto scorrere sotte le sue fronde quattrocento anni di storia, resistito ai rastrellamenti dei nazisti e che è stato atterrato in questi giorni moderni dalla malvagità degli uomini e del loro attaccamento al denaro. Un giorno di passione, solidarietà e speranza che potrà regalare ai nostri nipoti un monumento naturale vivente.

Salviamo la Farnia più grande di Roma!

La Farnia (Quercus peduncolata) di Via Jovenci al Quadraro, probabilmente la più grande di Roma e con una età stimata intorno ai 400 anni di età è caduta Domenica 29 Marzo verso l'ora di pranzo. Una caduta prevedibile , dato che l'esemplare di quercia semplicemente maestosa che in altre nazioni civili avrebbe avuto una considerazione e un rispetto maggiore, si trova su un'area privata. Da diversi anni nessun tipo di manutenzione (rimozione del secco, alleggerimento della chioma) era stato eseguito. Non solo il proprietario si rifiutava di far entrare tecnici per valutare lo stato di salute dell'immenso albero, ma da qualche tempo,degli extra comunitari abusivi che abitavano in una costruzione fatiscente che si trovava proprio sotto l'enorme tronco della Quercia, molto probabilmente hanno iniziato a fare lavori di scavo o costruzione togliendo terra, danneggiando l'apparato radicale dell'albero e mettendolo in condizione di instabilità. Così che durante una giornata particolarmente ventosa (ma neanche più di tanto visto che ad altri alberi non ha fatto nulla) una folata di vento più forte del solito ha investito la folta chioma dell'albero che è così stato spazzato verso terra, crollando su una casa e un muretto adiacente (non prima del rapido fuggi fuggi degli extracomunitari che si trovavano nella casupola che, forse sentendo il terrno vibrare sono riusciti a scappare prima che il tronco rovinando sulla casupola li beccasse in pieno). E tutto questo nel 2009, quando in una città come Roma, si pretende che anche l'accessorio più remoto sia a norma. Ad un articolo uscito il giorno dopo sul Messaggero non è seguito poi nessun'altro movimento. Nessun intervento o parola del Sindaco o dell'Assessore all'Ambiente che riguardasse questo evento su nessun mezzo stampa, per segnalare interventi o attenzione per un albero che ancora oggi è considerato tra i più antichi di Roma, albero amato e rispettato da tutti gli abitanti del quartiere:l'antico Quadraro. Si è parlato di lutto, molte persone hanno pianto, ma da parte delle autorità nulla, il vuoto più totale.E' un brutto segno, segno di un'inciviltà che avanza, quando un patriarca vegetale di tali dimensioni, età e bellezza cade e nessun amministratore (dal più grande al più piccolo) rilascia a mezzo stampa dichiarazione di cordoglio e di intervento. Ancora più grave che sia potuto succedere quello che è successo, che la farnia più grande di Roma non fosse protetta, segnalata come albero monumentale e dichiarata patrimonio comune. Non penso che con questa notiza facciamo una bella figura in Europa. E' il nostro antropocentrismo che ci impedisce di considerare bene e patrimonio comune un albero di 400 anni che ha visto, sentito e vissuto ed ancora vive eventi, storie ed immagini che ci appartengono. Un albero che però anche se è caduto ed è già stato amputato nella sua ampia chioma, non è morto! Una parte delle sue radici è ancorato bene ancorata al terreno. Le suo foglie sono verdi, segno che è ancora vitale. Per questo che con un gruppo di cittadini del Quadraro abbiamo creato un Comitato per la difesa della Quercia del Quadraro. Un comitato che si occuperà con un fine tecnico e valutativo e poi operativo se sarà possibile far tornare in vita questo patriarca vivente, attualmente sofferente ed adagiato. Si può aderire al Comitato per la difesa della Quercia del Quadraro attualmente attraverso un gruppo aperto su Facebook o mandando una mail a amicideglialberi@hotmail.
Mercoledì 8 Aprile alle ore 17.00
ci sarà un primo incontro del Comitato
nel parco chiamato il "Giardino dei Ciliegi"
Via Re Filippo /traversa Via dei Quintili.


mercoledì 25 marzo 2009

La "strana riqualificazione" di Via Colombo
Riceviamo e pubblichiamo da Claudio Mazza di Arma a Taggia (in provincia di Imperia) la segnalazione di una strana riqualificazione che prevede il taglio di 25 alberi di Arancio. Strana perchè al posto degli alberi, sempreverdi ed ornamentali, tutti in buona salute, sono previste delle fioriere in cemento.
Ecco il testo sintetizzato:
"L'Amministrazione comunale ha deciso nell'ambito dei lavori di riqualificazione di via Colombo (vedi prima foto) di tagliare 25 alberi di Arancio. Nove li hanno già tagliati, quando termineranno i lavori in quel tratto di strada, taglieranno anche gli altri alberi nel secondo tratto dove ce ne sono altri sedici. Gli alberi sono in buona salute, come quelli già abbattuti, e non danno fastidio Abito in Arma da una ventina di anni e ho sempre visto quegli Aranci sul bordo dei marciapiedi, richiedo perciò che si intervenga con la massima urgenza per impedire che gli alberi di via Colombo vengano abbattuti. Trovo scandaloso che per rifare la pavimentazione di una strada, il Comune debba abbattere gli alberi, quando è ben rinomato che queste piante (preziose per l'ambiente) oltre ad ornare le strade delle nostre città, danno ombra e frescura in estate, aspirano l'anidride carbonica (mortale per l'uomo e per gli animali), con le loro radici consolidano il terreno ed impediscono le frane. L'Amministrazione comunale di Taggia anzichè piantare alberi sul proprio territorio, per il benessere collettivo e dell'ambiente, li abbatte. Ho saputo che gli alberi saranno "sostituiti" da (costose) fioriere."
Gli Aranci di via Colombo

Gli Aranci tagliati in Via Colombo
Un Arancio tagliato
( dalla foto del tronco si può notare che l'albero era in perfetta salute)

domenica 22 marzo 2009

Riceviamo da Patrizia Agresti
dell'Associazione Apolitica di Cittadini in Difesa degli Alberi
sorta in seguito al massacro degli alberi storici del Viale della Rimembranza nel Viale Morgagni a Firenze,
che si propone di salvaguardare il verde pubblico urbano.
un invito a firmare
per il
MANIFESTO PER LA SALVEZZA DEGLI ALBERI IN CITTA'
Cittadini per gli Alberi
Manifesto inter-regionale per la salvezza degli alberi nelle Aree Urbane
Chiediamo a tutti gli Amministratori presenti e futuri, di ogni appartenenza politica :
1) Che i progetti urbanistici e/o architetture impattanti sul territorio urbano che verranno di volta in volta proposti vengano d'ora in poi decisi previo il consenso dei cittadini e non più unicamente sulla base di una delega elettorale.
2) Che la conservazione delle alberature pre-esistenti diventi un'assoluta priorità per i progettisti
che dovranno sempre tenerne conto, trovando tutte le alternative possibili.
3) Che cessi immediatamente la nuova dilagante politica che considera le alberature come oggetti e numeri ( se ne abbattono 100 tanto se ne ripiantano 200 altrove, si taglia un albero per far posto ad una panchina) , e che non tiene assolutamente conto delle proteste dei cittadini.
4) Che si contrsati fermamente la tendenza delle amministrazioni di abbattere "vecchi" alberi con il pretesto che i giovani alberelli apporterebbero maggiori benefici alla salute. A parte la non veridicità scientifica (gli alberi giovani funzionano meglio contro la CO2 ma i "vecchi" contrastano meglio le polveri sottili), è nostro preciso desiderio lasciare alla future generazioni sia gli alberi adulti, a volte addirittura storici e monumentali, sia le giovani alberature in nuove aree verdi, a patto che queste ultime non siano una mera "sostituzione" delle vecchie.
5) Che gli eventuali interventi di abbattimento previsti per opere pubbliche siano notificate alla cittadinanza a mezzo stampa (obbligo presente in molti regolamenti comunali, compreso Firenze) come minimo un mese prima dell'intervento unitamente a precisi riferimenti per l'accesso diretto
alle autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti.
6) Che i legislatori prevedano forme di vigilanza (che saranno concordate in seguito) sull'attività di abbattimento e ripiantumazione da parte dei cittadini interessati facendo anche ricorso a pareri di esperti esterni e indipendenti.
7) Che la Legge 9 Gennaio 2006 n.14 "Ratifica ed esecuzione della Convenzione Europea del Paesaggio" fatta a Firenze il 20 Ottobre 2000 venga resa effettiva in ogni singolo paese europeo che l'ha recepita, in questo caso, in Italia i sottoscritti cittadini italiani attraverso questa lettera aperta- manifesto, esprimono un deciso monito a tutti i politici italiani indipendentemente dalle aree politiche di appartenenza che non tollereranno più politiche di non rispetto degli alberi che oltre ad essere un patrimonio di salute pubblica rappresentano anche un'indispensabile fonte di felicità per gli occhi e per la mente, ricordi e testimonianze che attraversano silenziosamente la vita di tante generazioni e dunque costituiscono un valore aggiunto di benessere psicologico oltre che fisico. Infine, in concomitanza con le prossime elezioni, chiediamo a tutti i candidati di controfirmare la presente lettera in modo da prendere un impegno di fronte agli elettori per la salvezza degli alberi. Di tale adesione verrà informata la popolazione.
L'Orto botanico di Parma rischia la chiusura
Impediamo che questo avvenga!

Giambattista Guatteri (1739-1793) fondatore dell'attuale Orto Botanico dell'Università degli Studi di Parma.

Riportiamo l'articolo di Giacomo Talignani e Antonio Mascolo uscito sulla Cronaca di Parma della Repubblica del 22 Marzo di quest'anno, in merito alla situazione dell'Orto Botanico di Parma che rischia seriamente di chiudere. E' questo fatto grave, un segno di impoverimento culturale , soprattutto per ciò che riguarda la "cultura degli alberi". Bisogna impedire che questo accada. Si tratta di trovare le formule giuste, le risorse e gli investimenti per impedire la chiusura di uno spazio storico creato nel 700 e che contiene degli esemplari arborei secolari ( un Ginkgo biloba piantato nel 1795) . Un Orto botanico non è solo patrimonio degli abitanti della città nel quale si trova ma anche degli altri cittadini (italiani e non solo) che ne possono usufruire. E usufruirne vuol dire entrare in contatto, conoscere e apprezzare le piante, gli alberi e i loro nomi. Nomina si nescis, perit e cognito rerum Se non conosci il nome , muore anche la conoscenza delle cose così diceva Linneo. E chiudere un Orto botanico vuol dire cancellare milioni di informazioni e conoscenze delle cose. Non bisogna permetterlo!
Chiude l'Orto botanico.L'indignazione dei lettori
Il Governo taglia i fondi all'Università e Parma non riesce più ad aprire al pubblico i suoi undicimila metri quadrati di alberi secolari e piante rare nel cuore della città. Il dibattito: "Era uno dei pochi luoghi dell'anima sopravvissuti. E ora i bambini dove andranno?". Su Facebook nasce il gruppo "Salviamo l'Orto botanico di Parma"
L'abbandono è tale che una mano anonima ha scritto con lo spray sul muro di vicolo dei Mulini: "Piantateci della canapa". Non va meglio dalla parte dello Stradone , dove hanno fatto un buco nelle recinzione grande che ci passa un uomo. Dentro è ancora peggio , arbusti, fogliame , rami secchi e soprattutto crepe negli edifici. Insomma c'è proprio l'aria di chiusura in quello che era nel 1600 l'Orto dei semplici dei Farnese e che dal 1770 è l'Orto Botanico della città: 11mila metri quadri, un bosco, in pieno centro, con alberi che hanno più di due secoli come una Ginkgo Biloba piantate nel 1791 e un Populos Tremuloides (un pioppo particolare) del giorno dell'inaugurazione effettuata dall'abate Giambattista Guatteri e della corte del Petitot.Ma storia e verde non bastano nei fatti concreti. Uno dei tesori della città ha chiuso i battenti, per mancanza di personale , per mancanza di fondi. Da Natale non entra più nessun estraneo: nè scolaresche , nè turisti , nè studiosi.Nella città dell'immagine per anni l'Orto Botanico è stato un fiore all'occhiello per organizzare Giornate verdi, Giardini aperti, concerti, serate , campagne elettorali. Ora tutti tacciono.Una volta c'erano tre dipendenti, giardinieri. Ora più nessuno. Al prof. Andrea Fabbri non resta che la resa : "Che faccio vedere? l'abbandono? Guardi anche stamattina c'erano due turisti inglesi sono stati dieci minuti davanti al cancello di vicolo dei Mulini. Io ho aperto ho fatto dare una sbirciata. Di più non si può fare. Alle scolaresche dalle elementari alle superiori abbiamo detto di no, non c'è personale. Ci sono le richieste e noi teniamo chiuso. Idee ne abbiamo tante ma non ci sono i soldi. Ci sono due alberi che hanno più di duecento anni se ne potrebbero fare dei piccolini per ricordo e venderli ai visitatori. Non c'è personale e anche la scuola di Botanica sta andando in malore. E' rotta fin la campana di vetro che conserva il miscoscopio ottico del Passerini . Mah forse la storia e la natura non interessano più a nessuno. Nemmeno in questa città che dispone di un tesoro come questo che è conosciuto davvero in molte parti del mondo".Il Rettore ha dato assicurazioni per vedere di indire un bando di concorso per un'assunzione mirata.L'ombra dell'incuria e della tristezza però ha aggredito la luce della natura. L'Orto botanico è chiuso, tutta la sua storia e la sua vita stanno diventando...foglie morte.

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al link seguente

Salviamo l'orto botanico di Parma

Pubblichiamo la risposta del prof. Andrea Fabbri

Carissimi,sento la necessità di ringraziarvi, insieme a tanti altri che hanno scritto sul sito di Repubblica o mi hanno contattato direttamente, offrendo sostegno morale, aiuto qualificato, disponibilità a partecipare ad attività anche pratiche, disponibilità a ricoprire eventuali posti di lavoro, denaro, consigli, ecc. C'è un signore che su facebook ha già messo insieme più di 500 nominativi a sostegno dell'Orto. La cosa, che mi spaventa un pò non essendo io abituato a tali strumenti, è sicuramente un segno di quanto l'Orto sia importante per i parmigiani. Non so quindi trovare le parole per esprimervi i più sentiti ringraziamenti.D'altronde la mobilitazione è stata in parte causata da un equivoco, almeno per chi ha letto le notizie secondo il titolo di Repubblica.parma.it. L'Orto non "chiude", ma "è temporaneamente chiuso". Il che significa che le poche forze che ho a disposizione stanno lavorando, a porte chiuse e quando e come possibile, per rimetterlo in sesto, e che non appena il rettorato riuscirà a perfezionare l'assunzione programmata potremo garantirne la riapertura.Il resto sono titoli, a volte provocatori, che i giornalisti usano per attirare l'attenzione dei lettori. Così è stato per l'"euro a testa", cui forse potremo ricorrere in extremis, ma che preferirei evitare facendo in modo che le istituzioni coinvolte facciano ognuna il proprio dovere; la frase serviva a far capire l'esiguità della somma necessaria a rimettere in sesto l'Orto.Vi saluto tutti molto cordialmente, sperando di incontrarvi presto all'Orto (meglio se a piccoli gruppi!)